REDAZIONE RAVENNA

Via Cimatti, accelera il progetto dell’area allagabile

Proteggerà il Borgo. Il vicesindaco Fabbri: "Anticiperemo alcuni interventi, come la rimozione degli impianti delle zone agricole"

Via Cimatti, accelera il progetto dell’area allagabile

Il muro di contenimento in via Cimatti (foto Stefano Tedioli)

Sono stati messi in campo nella futura area allagabile posta a monte di via Cimatti alcuni degli interventi preparatori per quella che si presenta come la maggiore fra le strutture immaginate a protezione del quartiere Borgo. "Le aree in questione non sono ancora state acquistate dal Comune – spiega il vicesindaco di Faenza Andrea Fabbri – ma è stata emessa un’ordinanza, in accordo con i proprietari, per poter anticipare alcuni interventi, quali la rimozione degli impianti delle zone agricole, e per poter eseguire i sondaggi dei terreni".

L’area allagabile si estenderà su un totale di undici ettari, potendo contenere fino a 300mila metri cubi d’acqua – poco meno del doppio della quantità che, è stato stimato, allagò via Cimatti e le sue traverse lo scorso settembre: il costo dell’opera si aggira sui quattro milioni di euro, finanziati dalla struttura commissariale dopo il ben noto episodio di ‘disobbedienza istituzionale’ con cui il sindaco Isola annunciò la volontà del Comune di proseguire senza attendere i nulla osta.

L’area allagabile di via Cimatti sta gradualmente assumendo i contorni dell’unica fra le opere ‘maggiori’ del dossier-ricostruzione in grado di vedere la luce in tempi tutto sommato rapidi. Per tutte le altre – dalle nuove casse di espansione per il Senio a protezione di Solarolo e Castel Bolognese fino a quelle che probabilmente vedranno la luce a Sarna quale valvola di sfogo per le acque del Lamone – occorreranno tempi più lunghi: il 2025 sarà dedicato alla progettazione, mentre il 2026 vedrà i cantieri entrare nel vivo a tutti gli effetti. Un arco temporale lungo – lunghissimo se commisurato alla vita condotta quasi ‘alla giornata’ con cui sono costretti a fare i conti gli alluvionati, stretti fra le esigenze della quotidianità e l’elenco dei lavori da effettuare tra le mura domestiche – che mette dovunque le amministrazioni in allarme.

L’incubo degli inquilini di Palazzo Manfredi, e cioè un Ponte delle Grazie che nel 2026 si trovi ancora "fermo" all’inverno 2023, sta insomma gradualmente prendendo forma.

Anche per questo gli entusiasmi del centrosinistra dopo l’apoteosi elettorale di Michele de Pascale (eletto presidente della Regione Emilia Romagna) e dei consiglieri eletti Niccolò Bosi ed Eleonora Proni (entrambi esponenti del Partito democratico) si è presto scontrato con la realtà: "L’inizio della ricostruzione vera e propria è ancora di là dall’orizzonte – hanno fatto notare alcuni fra i più navigati nei palazzi della politica – e nel frattempo potrebbero esserci nuovi momenti di crisi, nuove proteste dai toni forse ancora più incendiari di quella tenutasi in piazza del Popolo a settembre".

Ecco perché l’entrata in funzione dell’area allagabile di via Cimatti è considerata da Palazzo Manfredi di rilevanza doppiamente vitale.

Filippo Donati