
Secondo i giudici di due gradi di giudizio, il telelaser non era omologato (repertorio)
Ravenna, 17 marzo 2005 – Quando si dice che la realtà supera la fantasia. Un automobilista sfreccia a 100 km/h su un tratto di strada dove il limite è 50, viene pizzicato dal telelaser e si vede recapitare una multa salata: 543 euro e 6 punti in meno sulla patente. Tutto normale? Neanche per sogno. Dopo una battaglia legale durata oltre due anni, il risultato è clamoroso: non solo la multa viene annullata, ma il Comune, invece di incassare, deve pure pagare le spese legali.
Siamo a Bagnacavallo, dove un quarantenne, assistito dall’avvocato Guido Pirazzoli, ha deciso di non piegarsi alla sanzione ricevuta il 22 febbraio 2023. Il nodo della questione? L’assenza dell’omologazione del telelaser usato dalla polizia locale. Il primo round si gioca davanti al Giudice di Pace di Lugo, che accoglie la tesi del ricorrente: senza omologazione del dispositivo, la multa non vale nulla. Un colpo durissimo per il Comune, che però non si arrende e decide di impugnare la sentenza, evidenziando la perfetta funzionalità e taratura dello strumento, gestito direttamente dagli agenti. Ma la mossa si rivela un autentico autogol. Il Tribunale di Ravenna, in appello, non solo conferma l’annullamento della multa, ma condanna anche l’Unione dei Comuni della Bassa Romagna a rimborsare il cittadino per le spese legali: 552 euro. Risultato? Il Comune, anziché guadagnare, perde soldi. Questa decisione potrebbe aprire un vero e proprio vaso di Pandora. Il problema non riguarda solo Bagnacavallo, ma l’intero sistema dei controlli elettronici della velocità in Italia. Per anni, le autorità comunali e le prefetture hanno fatto affidamento su circolari ministeriali che equiparano l’approvazione all’omologazione degli strumenti di rilevazione. Ma il Codice della Strada dice tutt’altro: i dispositivi devono essere “debitamente omologati”.
La distinzione non è di poco conto. L’omologazione implica una verifica tecnica rigorosa, “finalizzata a garantire la perfetta funzionalità e la precisione dello strumento da utilizzare”, scrive il legale Pirazzoli in una delle memorie difensive. Al contrario l’approvazione è un via libera amministrativo e più generico. E a mettere il punto sulla questione ci ha pensato anche la Corte Costituzionale, che nel 2024 ha ribadito l’obbligo dell’omologazione per tutti i dispositivi di rilevamento della velocità. Non è la prima volta che un ricorrente vince contro gli autovelox. Un caso simile era già esploso a Cesenatico, dove un altro automobilista era riuscito a far dichiarare illegittimo l’uso del famigerato dispositivo fisso installato ai piedi del ponte. Ora, con la conferma di questa seconda sentenza, il rischio di un effetto domino è altissimo.
Cosa succede se migliaia di automobilisti multati iniziano a presentare ricorso? I Comuni non solo vedrebbero svanire milioni di euro in sanzioni, ma dovrebbero anche coprire le spese legali. E a quel punto, più che un deterrente per gli automobilisti, gli autovelox rischierebbero di diventare un problema per le casse pubbliche.