Vandalismi in spiaggia: "Poi minorenni aggrediti"

A processo titolare e dipendente di uno stabilimento che aveva subìto danneggiamenti. Ritenendo di avere individuato i responsabili, li affrontarono.

Vandalismi in spiaggia: "Poi minorenni aggrediti"

I carabinieri di Cervia (repertorio)

La sera prima, alcuni teppisti avevano fatto danni ingenti allo stabilimento balneare, lanciando lettini e distruggendo attrezzature. L’indomani, sempre di notte, il gestore e un dipendente dello stabilimento, convinti di aver identificato i vandali, li avevano bloccati sul lungomare di Milano Marittima, aggredendoli. Per questo ora si trovano a processo, accusati a vario titolo di lesioni aggravate, minaccia e violenza privata. Ieri, davanti al giudice Tommaso Paone, sono state ascoltate le testimonianze delle presunte vittime e di altri giovani presenti quella sera.

I fatti risalgono alla notte del 5 luglio 2020. Secondo quanto emerso in aula, un gruppo di minorenni, fra i 15 e i 16 anni all’epoca dei fatti, si era trovato nei pressi dello stabilimento balneare, situato lungo il Canalino di Milano Marittima, a loro dire per recuperare le biciclette. Secondo il racconto delle presunte vittime, i due uomini li avrebbero bloccati con l’auto, una berlina nera, accusandoli di essere i “figli di... dell’altra sera”. L’intera situazione sarebbe poi degenerata in un’aggressione fisica. Alcuni dei ragazzi hanno filmato l’aggressione, e ieri sono stati acquisiti due filmati, uno della durata di 6 e l’altro di una quarantina di secondi, nel quale si vedono momenti dell’alterco.

L’autore del video più breve ha spiegato in aula di aver interrotto la registrazione per paura che la situazione degenerasse ulteriormente, negando di aver preso parte ai vandalismi della notte precedente allo stabilimento, dove tra l’altro lavorava il cugino. Tutti i giovani sentiti ieri hanno negato fermamente di essere stati loro i responsabili del lancio di lettini della sera precedente. Anche per questo alcuni di loro hanno poi presentato denuncia tramite i genitori, che quella sera dovettero andare a recuperarli in caserma.

Uno di loro ha dichiarato di essere stato additato solo perché indossava una camicia a fiori sgargiante. A loro dire si trovavano nei pressi della scogliera per aiutare un amico che aveva perso il cellulare, e non avevano nulla a che fare con i danni subiti dallo stabilimento, cui peraltro solo alcuni avrebbero assistito. Gli avvocati dei due imputati, Nicola Babini per il dipendente, Fabrizio Briganti e Marco Martines per il titolare, hanno cercato di far emergere le incongruenze nei racconti dei ragazzi.

Hanno sottolineato che, quando il gestore e una dipendente dello stabilimento li affrontarono, nessuno dei giovani si affrettò a negare subito il loro coinvolgimento nei fatti della notte precedente. Inoltre, hanno messo in dubbio le lesioni riportate da uno dei ragazzi, dichiarato ferito dal medico di base, ma mai visitato al pronto soccorso. Le difese hanno inoltre avanzato dubbi su come due o tre adulti siano riusciti a fermare un gruppo di una quindicina di giovani senza che nessuno riuscisse a scappare. I ragazzi, invece, hanno raccontato che, sorpresi e spaventati dall’arrivo dei due, si sarebbero trovati come in un cul de sac, con la situazione che sarebbe rapidamente degenerata, con insulti e parole grosse da entrambe le parti. Anche i carabinieri, intervenuti quella sera, sono stati sentiti in aula. Quando arrivarono sul posto, trovarono un gruppo di giovani, alcuni dei quali ancora minorenni, coinvolti in una zuffa con i due adulti.

Lorenzo Priviato