REDAZIONE RAVENNA

"Valgimigli sereno, confidente inattendibile"

L’ex vigile verso il processo per l’omicidio del macellaio, per la difesa non è credibile l’ex compagno di cella che ha fatto riaprire il caso

L’ex vigile verso il processo per l’omicidio del macellaio, per la difesa non è credibile l’ex compagno di cella che ha fatto riaprire il caso

L’ex vigile verso il processo per l’omicidio del macellaio, per la difesa non è credibile l’ex compagno di cella che ha fatto riaprire il caso

Potremmo definirlo ’gola profonda’. Non c’è di mezzo la messa in stato di accusa di un presidente Usa, ma le dichiarazioni del pluripregiudicato Antonio Barra, oscure confidenze raccolte nel buio impenetrabile di una cella carceraria dall’ex vigile Gian Carlo Valgimigli, hanno fatto riaprire un caso che pareva cristallino: la morte per impiccagione, il 25 luglio 2019, del 64enne macellaio faentino Domenico Montanari. Il Gip Janos Barlotti ritiene sia stato ucciso nel corso di un agguato ordito dall’allora dipendente comunale faentino assieme al fratello della ex compagna, il 31enne albanese Daniel Mullaliu, unitamente ad altri ignoti. Un altro giudice, invece, aveva accettato un anno di patteggiamento, concordato tra procura e difesa, classificando il decesso come suicidio e conseguenza dello strozzinaggio da parte dell’ex vigile.

Valgimigli, difeso dall’avvocato Gabriele Bordoni, si dice sereno, certamente sorpreso anche perché il Pm stesso, Angela Scorza, aveva chiesto l’archiviazione. Oggi il 55enne non vive più a Faenza, lavora in un’impresa di logistica e sta concludendo l’affidamento in prova a seguito di una pena complessiva a 5 anni e 10 mesi, di cui parte già scontata tra carcere e domiciliari. Il suo burrascoso trascorso giudiziario, oltre all’istigazione al suicidio del macellaio (a questo punto messa in dubbio a favore dell’ipotesi più grave), assomma una maxi truffa ai danni di due anziane gemelle, una a due coniugi che volevano riscuotere l’assicurazione per un incidente, un’estorsione a un collezionista di divise e, soprattutto, quella ai danni di un noleggiatore faentino di auto di lusso - da sola costò al vigile una condanna a 4 anni e 10 mesi –, la cui figura torna con prepotenza in primo piano nella vicenda della morte del macellaio. Tra le rivelazioni choc raccolte da gola profonda dall’ex compagno di cella Valgimigli ce n’è una – "mi ha scritto e ringraziava se io avessi ucciso quello della concessionaria" – che secondo il Gip ha un peso specifico elevato, in aggiunta a quelle in cui l’ex vigile avrebbe confessato l’omicidio del macellaio.

Diverso il punto di approccio dell’avvocato Bordoni: "Il Gip stesso riconosce che delle confidenze non sappiamo nulla e che la lettera non dà una lettura univoca". In essa "si fa riferimento a un presunto compenso per fare un qualcosa, uccidere il concessionario, che non ha avuto alcun seguito, non vi è mai stata alcuna indagine al riguardo né le vittima designata ha mai fatto denuncia. Non si tratta di un qualcosa organizzato, che è andato male. Quindi è difficile pensare che quella persona si sentisse obbligata di sdebitarsi sulla base di un fatto che mai si è verificato", spiega Bordoni, che riconduce lo slancio dell’ex compagno di cella a una sorta di "vicinanza emotiva" legata al periodo di detenzione assieme, "tipica della vita carceraria". Venendo meno il piano omicidiario del concessionario, ritenuto dal Gip verosimile dopo che già il macellaio sarebbe stato ucciso, secondo la logica difensiva viene meno anche quest’ultima circostanza. "Non si tratta delle confidenze di una persona specchiata, ma di una figura con un trascorso particolare, sulla cui affidabilità andrà fatta una riflessione".

Non solo. "La stessa Pm, Angela Scorza, che a Valgimigli non mai fatto alcuno sconto, aveva motivo di ritenere il quadro indiziario labile" e, di conseguenza, improbabile che si potesse arrivare a una condanna. Vi sono altri due aspetti su cui, è probabile, farà leva il difensore al processo che si terrà in corte d’assise, una volta che la Procura avrà formulato l’imputazione come richiesto dal Gip. Il primo è tecnico, il divieto di doppio giudizio, in quanto Valgimigli era già stato giudicato "sullo stesso caso, con la stessa vittima", scontando già una pena. Il secondo più circostanziale, dopo che la consulenza medico legale dell’accusa "a seguito di esplicita domanda, aveva escluso espressamente l’intervento di terzi" nella morte del macellaio, ritenendo si fosse trattato di "un gesto auto soppressivo". L’ultima carta difensiva è nota: mai e poi mai Valgimigli avrebbe eliminato qualcuno che gli doveva del denaro.

Lorenzo Priviato