Una vita spesa fra la politica e la professione, al servizio degli altri, prima alla Lega delle Cooperative poi in Confartigianato: da oltre sessant’anni Claudio Suprani milita nel Partito Repubblicano, vi entrò a 15 anni quando i circoli erano pieni anche di ragazzi e ancora oggi è in prima linea come segretario politico del circolo ‘Mameli’, ma i giovani non ci sono praticamente più e i repubblicani si riducono con l’avanzare del tempo. A Suprani si deve la riorganizzazione del partito quando nel 1983, segretario politico Amerigo Battistuli, il Pri tornò in giunta (memorabili le battaglie contro il progetto della centrale a carbone sul porto canale). Cresciuto fra le poesie di Prevert e Garcia Lorca, gli insegnamenti politici di Manlio Monti, Bruno Benelli e Ugo La Malfa e l’etica mazziniana, Suprani ha sempre ispirato l’azione politica, professionale e la vita privata, ai canoni dell’educatore secondo il monito che fu del padre del Risorgimento di "educazione permanente e istruzione ricorrente".
Famiglia repubblicana, la sua?
"Il babbo, Gino, era un lamalfiano di ferro ed era il segretario della sezione del Pri ‘Mazzini’ di Madonna dell’Albero: con la mamma, Rina Laghi, abitavamo lungo la Carraia Vangaticcio, in mezzo alla campagna, i miei erano contadini, poi il babbo cominciò con una ruspa a lavorare per conto terzi, ha bonificato le paludi di Val Pega a Comacchio e dalla fine degli anni 50 ha lavorato all’urbanizzazione di lido di Savio e della parte nord di Punta Marina dove nel ‘62 acquistò il bagno Paola e con la mamma l’ha gestito fino al 1980".
Scontato il suo interesse per la politica e il Pri…
"In quegli anni la passione per la politica nasceva inevitabilmente nella famiglia, a Madonna dell’Albero il Pri aveva una settantina di iscritti, la Federazione giovanile una quindicina. E io a 15 anni, era il ‘62, mi iscrissi alla Fgr, quasi tutte le sere andavo al circolo del babbo…".
E lì si imparava la politica…
"Pensi solo a quale fondamentale personaggio storico risorgimentale era intitolato il circolo, Mazzini! Altri tempi…Lì al circolo, dai ‘vecchi’ repubblicani, e in Fgr, segretario era Ettore Laghi, ho compreso quanto importante fosse il monito mazziniano della ‘educazione permanente e istruzione ricorrente’ e ho sempre cercato di farlo mio, nella politica come nella professione: per questo non ho mai smesso di apprendere e mi sono sempre sentito investito della responsabilità di educatore".
Il suo primo lavoro?
"Al ritorno dai militari, nel ‘69 fui assunto alla filiale Fiat di via Trieste, mi occupavo di contabilità, del magazzino e del servizio commerciale. Ero iscritto alla Uil e divenni presto un attivista della Commissione interna poi diventata Consiglio di fabbrica. Ho partecipato ai presìdi davanti alla Fiat e alla Marini di Alfonsine alle manifestazioni in appoggio allo Statuto dei lavoratori, diventato legge nel maggio del 1970".
E l’attività politica?
"Entrai nel Comitato esecutivo provinciale della Fgr, c’erano Giannantonio Mingozzi, Lorenzo Cottignoli, Sauro Mattarelli, Massimo Cimatti; conobbi grandi e affascinanti maestri come Manlio Monti, sindacalista e assessore, Bruno Benelli che fu sindaco, e l’indimenticabile Ugo La Malfa. Nel ‘73 mi misero in lista per le comunali ed entrai in consiglio come secondo dei non eletti nel ‘77. Nel frattempo avevo incontrato Nadia e grazie a lei conobbi anche le opere di Garcia Lorca e di Jacques Prevert. Nel ‘71 ci sposammo, abbiamo avuto due figlie, Licia, che ora è presidente del Consiglio della Circoscrizione del Mare, e Marina, architetto, ora in Texas".
Dalla Fiat lei si è poi licenziato…
"Nel ‘78, perché fui chiamato alla Lega delle Cooperative e nominato vicepresidente della neonata Associazione provinciale cooperative e servizi che raggruppava gli autotrasporti, il facchinaggio, le pulizie, i servizi sociali, carica da cui andai in aspettativa nel 1981 perché ero stato nominato vice presidente del Consorzio Ravenna-Russi-Cervia, vale a dire il Comprensorio, ma non ebbe grande vita, tre comuni troppo grandi…Comunque lo stesso anno diventai segretario organizzativo del Pri, il segretario politico era Amerigo Battistuli, e fui fra coloro che condussero in porto la svolta del partito a Ravenna: ci alleammo con il Pci e il Psi e nel 1983 divenne sindaco Giordano Angelini".
Nonostante il terrorismo, gli anni 70 furono fondamentali per al cune conquiste civili, divorzio e aborto in primo luogo: il Pri era sempre sul fronte.
"Per il Pri la conquista e il rafforzamento dei diritti civili sono sempre stati un obiettivo non contrattabile. Pensi che le battaglie per il divorzio, che fu legge nel ‘70 e per il successivo referendum del ‘74 le ho vissute molto su strada, nelle manifestazioni, ero nei Giovani repubblicani, poi quella per l’aborto, del ‘78, una battaglia condotta su canoni dialettici e politici. E ci fu anche una dura battaglia del Pri a livello ravennate su un fronte di grande visione futura, quella contro la centrale a carbone dell’Enel lungo il Candiano, una battaglia iniziata nel 1981 e durata 4anni. Non fu facile, erano in tanti a dire sì al carbone!".
Nel 1984 lei andò a lavorare alla Confartigianato…
"Nata nel 1953, conosciuta come Fapa, Federazione autonoma provinciale artigiani. Ne divenni il responsabile sindacale con l’incarico di coordinare le varie categorie artigiane su Ravenna e Alfonsine, di tenere i rapporti con le istituzioni: stavano sviluppandosi le prime normative sulla sicurezza impiantistica. E poi c’era da discutere sulle nuove piccole e grandi aree artigianali, per l’ampliamento delle preesistenti…
Nel 2005 la pensione.
"Poi sono stato nel Comitato di gestione della Usl 35, presidente del Comitato gestione campeggi, dal 2009 al 2015 presidente di Aser, l’azienda pubblica di onoranze funebri, cercammo di moralizzare l’ambiente caratterizzato spesso da fenomeni di ‘accaparramento’ dei funerali, faccio parte dell’Associazione Mazziniana, del Movimento federalista europeo, del capanno Garibaldi, di associazioni risorgimentali, del Comitato per la difesa della Costituzione…"
E poi gli incarichi nel partito…
"Già, sono ancora negli esecutivi comunale e provinciale e nella Direzione regionale e sono segretario politico della sezione Pri ‘Mameli’ nonché presidente del circolo, oggi Asp. Purtroppo siamo in un’epoca in cui nulla, nella politica, nei partiti, nei circoli è più come prima…Resta un vanto, che il Pri, come anche il Pd, sono ancora organizzazioni qui da noi ben radicate. Mi viene da ricordare il mio motto di 40 anni fa: il Pri, un grande passato davanti a noi".
Carlo Raggi