Ravenna, 16 novembre 2024 – Attraverso internet le aveva proposto giochi come ‘obbligo o verità’ o ancora ‘strip black jack’. Chi vinceva, chiedeva all’altro di togliersi un indumento e di inviare la relativa foto. Lei, studentessa ravennate 16enne all’epoca dei fatti, a un certo punto s’era convinta di chattare con un 20enne di nome Andrea residente a Milano e studente di psicologia. E invece dall’altra parte c’era un vecchio amico di famiglia: un 44enne ravennate condannato per produzione di materiale pedopornografico e per avere ceduto droga alla ragazzina. Uguale a 9 anni di reclusione (giusto qualche mese in meno rispetto a quanto chiesto dal pm Raffaele Belvederi).
Il collegio penale, presieduto dal giudice Antonella Guidomei, ha anche disposto il risarcimento in via definitiva con 50 mila euro della giovane, parte civile con l’avvocato Giovanni Scudellari. L’imputato, incensurato e difeso dagli avvocati Carlo Benini e Giovanni Proni, era accusato pure per una seconda studentessa, all’epoca di 17 anni, questa volta di Voghera (Pavia) dalla quale avrebbe ottenuto immagini hot su commissione.
Le indagini dell’apposita sezione della squadra Mobile ravennate coordinate dal pm bolognese Giampiero Nascimbeni, erano scattate da un esposto dei genitori della 16enne. I due avevano riferito di conoscere l’imputato da diversi anni tanto da averlo considerato a lungo come amico di famiglia. A un certo punto si erano persi di vista fino a quando lui si era fatto sentire via Facebook proponendo una pizza tutti assieme: ed è in quella circostanza che aveva incontrato di nuovo la 16enne. I primi dubbi erano affiorati quando la ragazzina aveva ricevuto un sms proprio da quell’uomo: e siccome lei avrebbe dovuto trovarsi in biblioteca, la madre aveva attivato la funzione di geolocalizzazione da cui era emerso che in realtà la minore si trovava a casa dell’amico di famiglia.
La cosa aveva alimentato varie discussioni anche con il 44enne: i rapporti si erano interrotti di nuovo. Una sera la ragazza, dopo un repentino cambio d’umore, aveva chiesto alla mamma di potere rimanere con lei a dormire e di non andare a scuola all’indomani. Si erano accumulati altri dubbi; la madre aveva poi scoperto che la figlia aveva un nuovo Iphone oltre al suo telefonino. E così si era risolta a estrapolare le chat della ragazzina e aveva capito che con quell’uomo c’era stato scambio di immagini e messaggi.
I genitori avevano infine incaricato la Diag investigazioni per dare una occhiata al computer della figlia: tra i dati, ecco immagini intime sia di lei che di un adulto. Il caso era finito in questura: l’analisi dei dispositivi e degli account attribuiti al 44enne, aveva in effetti evidenziato contatti tra una persona che si era indentificata con un altro nome (Andrea appunto). Ma l’utenza del cellulare usato, per gli inquirenti era la stessa. In ogni modo, in quelle conversazioni comparivano inviti espliciti alla 16enne a sperimentare alcol e droghe e a compiere esperienze sessuali esortandola in particolare a fidarsi del 44enne.
Per quanto riguarda la 17enne, è emerso che realizzava foto e video intimi a pagamento e che l’imputato, dichiarandosi interessato, le avrebbe inviato immagini di altre giovani per farle capire il tipo di materiale che gli interessava circa pose e inquadrature. Le analisi del computer dell’uomo, aveva permesso di rintracciare 59 foto con ragazze nude o con parti dei loro corpi esposte, anche se non è stato possibile acclarare se si trattasse di minorenni. Nella precedente udienza, in aula la giovane ravennate aveva ricordato di avere grossomodo inviato una quindicina di foto in un paio di mesi: e quando aveva mandato le prime convinta di chattare con Andrea, questi a riscontro le aveva inviato foto di altre giovani nude per mostrarle le pose giuste: "Guarda, potresti farle così che vengono più belle, che vengono più accattivanti", le aveva riferito.