Ravenna, 12 ottobre 2024 – Giulia Lavatura Truninger la mattina dell’8 gennaio scorso si era lanciata con la sua bimba Wendy di sei anni e la cagnolina Jessy dal loro appartamento al nono piano di un condominio di via Dradi. Un volo di quasi 30 metri al termine del quale la piccola e la bestiola erano morte mentre la donna si era salvata. Ieria lo psichiatra Gabriele Braccini, nominato dal gip Andrea Galanti, ha chiarito in aula che la 41enne è incapace di intendere e volere e che è socialmente pericolosa. Una conclusione che apre a questo possibile scenario: un non luogo a procedere con libertà vigilata in una struttura protetta. Per ora gli atti sono tornati in mano al pm Stefano Stargiotti, mentre la donna continua con il ricovero a Villa Azzurra di Riolo Terme. Erano presenti anche l’avvocato difensore Massimo Ricci Maccarini (che aveva nominato quale proprio consulente Renato Ariatti; il pm aveva inquadrato Anna Falleschi) e il legale Massimo Moriglioni che tutela il marito dell’accusata e padre della bimba defunta. Già a suo tempo in sede di convalida dell’arresto eseguito dalla polizia per omicidio pluriaggravato, il gip Galanti aveva delineato un “concreto e attuale pericolo di reiterazione” con la conseguente necessità di proteggere sia chi in futuro le si dovesse trovare accanto che lei “da se stessa” alla luce di “un male interiore profondo e radicato”. E così, dopo le dimissioni dal ’Bufalini’ di Cesena, era passata sotto la protezione di una ‘custodia’ di natura psichiatria.
Come è riuscita a sopravvivere
L’unico nodo che a questo punto resta nella dinamica degli eventi, è legato alla sopravvivenza della donna: come era stato cioè possibile che “schiantandosi al suolo” da una simile altezza, potesse “essersi ferita in modo tutt’altro che fatale?”. La spiegazione più probabile sta forse nelle impalcature e nelle reti di protezione che circondavano in quei giorni lo stabile e che potrebbero avere attutito la caduta della 41enne proiettandola però in un castigo superiore a quello della morte, anche se sembra che non abbia ancora colto la portata dell’accaduto.
La “dimensione psichica” di Giulia
Tuttavia la ’stella polare dell’indagine’ della squadra Mobile, era apparsa subito chiara: la “dimensione psichica” di Giulia, da almeno una decina d’anni seguita dal centro di salute mentale. Lei stessa, nell’interrogatorio davanti al pm, spiegando di avere maturato la decisione del gesto estremo dal 22 dicembre, non aveva fatto mistero di avere smesso negli ultimi giorni con le medicine perché “mi creavano un gran tremore alle mani”. E perché uno psichiatra, poi sentito dagli inquirenti, “mi disse di buttare tutto nel bidone”. Ma ciò che aveva soffiato sul fuoco dello stress, erano state le ossessioni per un possibile debito da 600 mila euro legato a un superbonus 110. E il rapporto tumultuoso col padre. Accenni nel post pubblicato su Facebook poco prima del gesto erano stati fatti anche al marito a suo avviso troppo assente. Eccola allora affacciata al nono piano con Wendy stretta a sé e la cagnolina legata alla vita: “Io volevo liberare me e la bimba...”. E a poco erano valse le espressioni di incredulità della bimba udite alle 7.30 dalla vicina: “No, mamma no”.