Truffa sulle rinnovabili, in sette nei guai

Indagine delle Fiamme Gialle: sequestro di beni per 7,7 milioni. Al centro la Dister Energia e due ditte fornitrici: una di Faenza e l’altra di Forlì

A sette persone, tutte perlopiù del Faentino, è stato imposto il divieto di esercitare attività professionali, imprenditoriali o incarichi direttivi in imprese e persone giuridiche nel settore delle energie rinnovabili, nella relativa filiera a monte e in qualsiasi settore che preveda la possibilità di ottenere incentivi statali. La decisione è arrivata dal gip Corrado Schiaretti, per rischio di reiterazione, su richiesta del pm Monica Gargiulo sulla base di verifiche della guardia di Finanza di Forlì nel settore della tutela della spesa pubblica. Nel dettaglio la misura cautelare è stata emessa nei confronti del presidente (è il nome più noto: si tratta infatti di Mario Mazzotti, ex sindaco di Bagnacavallo) e di altri due manager (sono di Castel Bolognese e di Reda) di un’importante centrale di produzione di energia elettrica di Faenza, la Dister Energia Spa, alimentata a biomasse. Nel provvedimento figurano anche i nomi di dipendenti di altre due aziende - la Enerlegno srl di Forlì e la Recywood srl di Faenza – inquadrate quali fornitrici di biomasse legnose. Gli indagati devono rispondere a vario titolo di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti e di emissione di fatture per operazioni inesistenti. Il gip ha però escluso l’associazione per delinquere inizialmente contestata dal pm.

Le indagini delle Fiamme Gialle erano scattate nel 2022 per fare luce su quello che gli inquirenti hanno definito "vasto sistema di frode" architettato per ottenere illecitamente cospicue contribuzioni pubbliche erogate dal Gse, il gestore dei servizi energetici, per promuovere la diffusione di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. In questo contesto – prosegue l’accusa – si inserisce un giro di fatture false di oltre quattro milioni di euro. Nel corso dell’operazione, denominata ‘Bosco Perduto’, i finanzieri hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo nei riguardi della centrale di produzione di energia rinnovabile e del suo legale rappresentante in relazione all’illecito profitto inquadrato in oltre 7,7 milioni di euro: cioè pari ai contributi pubblici percepiti e alle imposte evase.

Le Fiamme Gialle - anche sulla base di precedenti investigazioni dei carabinieri forestali di Emilia Romagna e Toscana - hanno puntato un faro sull’uso di biomasse legnose conferite e certificate come incentivabili, in maniera ritenuta falsa, dalle altre due società coinvolte nelle verifiche. Le investigazioni - svolte anche attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali - hanno disvelato una prassi definita illegale basata sulla commistione di biomasse tracciate regolarmente provenienti da zone in un raggio di 70 chilometri dalla centrale, e pertanto con i requisiti giusti per ottenere il massimo incentivo statale, con biomasse non tracciate risultate essere scarti di potature e ramaglie provenienti da segherie e impianti di stoccaggio.

I militari hanno accertato che nel periodo preso in considerazione, su oltre 130 mila tonnellate di biomassa oggetto di richiesta di incentivo, soltanto 30mila avevano i requisiti di tracciabilità da filiera corta. I finanzieri hanno scoperto inoltre che in molte circostanze la biomassa ceduta era riferita perlopiù a materiale derivante dalla pulizia di frutteti e terreni senza i requisiti di tracciabilità: peraltro veniva ritirato a titolo gratuito o, addirittura, dietro pagamento dei proprietari. Gli interrogatori di garanzia sono stati fissati per la prossima settimana. Nutrita la pattuglia degli avvocati difensori: tra i ravennati figurano Gian Luigi Manaresi, Luca Donelli, Giovanni Scudellari, Antonio Primiani, Giampiero Ricci, Riccardo Sabadini, Ilaria Casadio e Marco Bertozzi.