In quella storia che lei credeva d’amore, ci aveva rimesso più di 90 mila euro. E se in tribunale la vicenda era partita con una richiesta di archiviazione, ieri pomeriggio è passata attraverso la la condanna per truffa pluriaggravata del diretto interessato a un anno e quattro mesi di reclusione. Il giudice Cosimo Pedullà lo ha inoltre condannato a risarcire la parte civile - una una ultracinquantenne della Bassa Romagna tutelata dall’avvocato Giorgio Vantaggiato - con 100 mila euro. All’esatta quantificazione, ha contribuito l’imputato stesso: Mattia Porcellini - 44enne originario di Cotignola ma residente a San Pancrazio -, parlando del caso a una trasmissione Rai (La vita in diretta) per sostenere che lei fosse consapevole di tutto, aveva fatto menzione a 98 mila euro: la registrazione è stata naturalmente depositata nel corso del processo.
La difesa (avvocato Francesco Furnari) aveva invece chiesto l’assoluzione lamentando da una parte l’errata quantificazione della somma e dall’altra sostenendo che comunque si era trattato di regali spontanei della donna; e poi non era possibile contestare la truffa amorosa, tanto più che lei continua a elargire nonostante fosse venuta a sapere tante cose di lui. Il tutto insomma doveva essere ricondotto a una questione civilistica: scontato dunque il ricorso in appello non appena verranno depositate le motivazioni.
Secondo quanto delineato dall’accusa, tra la primavera del 2016 e quella del 2019, l’uomo avrebbe ordito nei confronti di lei una forma di seduzione tenace mentendo poi sui suoi reali progetti di vita futura in modo tale da indurre la donna in errore circa le prospettive del loro rapporto di coppia. Lo scopo – prosegue l’accusa – era quello di trarne vantaggio economico attraverso la richiesta di innumerevoli prestiti per i quali sin dall’inizio sapeva impossibile la restituzione. E se lei non fosse stata ingannata, quei prestiti non li avrebbe mica fatti o comunque a un certo punto li avrebbe sospesi. Oltre confine si chiama ‘romance scam’, fenomeno dilagante al tempo di internet. Lei e quell’uomo più giovane, si erano conosciuti anni prima per ragioni di lavoro. Entrambi con famiglia: una relazione clandestina la loro che per i primi mesi aveva funzionato. A un certo punto, dopo un periodo in cui si era fatto di nebbia, lui era tornato alla carica prospettando un futuro assieme ma chiedendo un prestito da 30mila euro per chiudere i conti con una storia del passato.
Così per la donna era cominciato il girone della richiesta prestiti tra genitori, parenti, amici, datore di lavoro, agenzie finanziarie e perfino il marito. Una voragine che via via si allargava con altre richieste dell’amante: 3.800 euro per spese legali, 200 per andare dal notaio per conto di un amico, 3.000 per problematiche varie. Le richieste si infittivano: a lui servivano altri 3.000 euro per sistemare una questione, 400 per zittire creditori albanesi, 2.100 per un importante viaggio al sud. L’uomo intanto spariva e riappariva, ogni volta - prosegue l’accusa - promettendo alla donna un roseo futuro assieme. Alla fine lei, ormai stanca, con l’avvocato Alessandra Giovannini aveva deciso di fare denuncia prima e di opporsi poi alla richiesta di archiviazione. L’epilogo le ha dato ragione.