REDAZIONE RAVENNA

Contrabbando e truffa sulle mascherine, sequestrati 11 milioni a Faenza

Nel mirino della Guardia di Finanza le importanzioni di un’azienda specializzata in prodotti paramedicali. I dispositivi di protezione erano destinati alla sanità regionale. Molte mascherine non rispettavano i parametri

La guardia di Finanza controlla confezioni di mascherine

Faenza (Ravenna), 17 settembre 2021 - Mascherine nel mirino della Guardia di Finanza del Comando provinciale di Ravenna, coordinate dalla nuova Procura europa (Eppo). I finanzieri hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso dal gip di Bologna per la somma di oltre 11 milioni, corrispondente al profitto dei reati di contrabbando e truffa aggravata ai danni delle strutture sanitarie della Regione con riguardo a una serie di operazioni di importazione risalenti al periodo da aprile ad agosto 2020, durante la prima fase dell’emergenza pandemica, di dispositivi di protezione individuali avvenute in evasione di dazi e IVA e delle successive forniture agli enti sanitari regionali di mascherine FFP2 risultate non a norma e pericolose, accompagnate da certificazioni contraffatte e/o inidonee.

AGGIORNAMENTO Caso mascherine: "Ricorso contro il sequestro"

Il provvedimento è stato adottato sulla base delle risultanze acquisite nel corso delle indagini eseguite dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Ravenna. Già a novembre era stato fatto un controllo nei confronti di una società con sede a Faenza che dall’inizio dell’emergenza sanitaria aveva importato dispositivi di protezione dalla Cina per decine di milioni di euro, mediante la speciale procedura di “svincolo diretto”, che prevedeva l’esenzione dall’applicazione di dazi ed Iva qualora fossero immediatamente consegnati, senza alcun ricarico commerciale, alle strutture sanitarie pubbliche impegnate.

Tuttavia, da un primo esame della documentazione contabile e doganale rinvenuta all’atto dell’ispezione presso gli uffici aziendali, le Fiamme Gialle avevano constatato che la società, pur di usufruire dell’esenzione fiscale, aveva allegato alle dichiarazioni doganali presentate presso agli Uffici delle Dogane documenti non veritieri, visto che la merce – secondo le Fiamme Gialle – veniva sistematicamente prima commercializzata, a prezzi maggiorati, ad altra azienda privata, controllante della prima e riconducibile allo stesso legale rappresentante.

A seguito di tale condotta il rappresentante legale della società è stato indagato dall’allora competente Procura della Repubblica di Bologna per contrabbando aggravato ed in questa prima fase erano stati sequestrati oltre 2,5 milioni di dispositivi di protezione,, per la maggior parte mascherine FFP2, per un valore di mercato di circa 5,2 milioni.

Risalendo la filiera distributiva si è potuto accertare che almeno 1,4 milioni di mascherine FFP2 prive di certificazione erano state vendute, per svariati milioni, all’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma che svolgeva il ruolo di centrale di acquisto per l’intera struttura sanitaria dell’Emilia-Romagna. Quanto accertato ha portato ad ipotizzare nei confronti dell’amministratore delle società coinvolte e di un consigliere del CdA anche i reati di truffa aggravata ai danni di ente pubblico e di falsità ideologica e materiale commessa dal privato in atto pubblico, e sulla scorta delle risultanze emerse, il Procuratore Delegato della Procura Europea – Sede di Bologna, che nel frattempo a veva avocato le indagini in ragione della competenza sui reati ascritti, ha disposto immediatamente apposito decreto di perquisizione e sequestro probatorio dei dispositivi di protezione non distribuiti e ancora presenti nei magazzini, con contestuale campionatura da depositare presso i laboratori di analisi di una società nominata ai fini della consulenza tecnica. In esecuzione di tale provvedimento i finanzieri hanno rinvenuto e sequestrato più di un milione di pezzi delle mascherine FFP2 oggetto della presunta truffa ai danni dell’ente sanitario.

Da ultimo, in esito alla consulenza tecnica disposta su diversi campioni di mascherine FFP2 venduti alla struttura ospedaliera emiliana, è emerso che i dispositivi, oltre a non essere certificati, non rispettavano minimamente neanche i parametri di penetrazione del materiale filtrante previsti dalla norma di riferimento, arrivando ad una percentuale di possibile penetrazione di agenti patogeni del 73%, di gran lunga superiore a quella di riferimento che prevede un limite massimo del 6%.

Così nei giorni scorsi, su richiesta della Procura Europea, il gip del Tribunale di Bologna ha emesso un decreto finalizzato al sequestro di una somma pari ad oltre 11 milioni di euro, di cui 4,2 milioni circa quale profitti del reato di contrabbando costituito dai dazi doganali e dall’Iva all’importazione evasi e 7,1 milioni circa quale provento della truffa aggravata ai danni dell’Ente pubblico, pari al prezzo riscosso per le mascherine non filtranti e con certificazioni CE false commercializzate a più riprese.

I sequestri, in corso di esecuzione, riguardano le giacenze liquide presenti sui conti correnti dei due indagati e delle società beneficiarie, nonché, nella forma per equivalente qualora il denaro risulti incapiente, il consistente patrimonio immobiliare in capo ai medesimi soggetti ed alle stesse società, stimato in 23 immobili, 3 terreni, partecipazioni societarie e autovetture.

“L'attività investigativa testimonia la costante attenzione operativa riposta dalla Guardia di Finanza, in piena sinergia con la Procura Europea, nella tutela della finanza pubblica, anche con riguardo alle risorse proprie dell’Unione Europea, e alla verifica della correttezza delle procedure di acquisizione di beni e servizi da parte delle pubbliche amministrazioni, al fine di prevenire ogni tipo di frode, che, in casi come questo, non solo provocano ingenti danni economici e ledono la libera concorrenza sui mercati, ma hanno messo a rischio la salute stessa degli operatori sanitari a cui i prodotti erano destinati, peraltro in un periodo di massima emergenza epidemiologica” commentano dalla Guardia di Finanza.