Ravenna, 29 novembre 2022 - Uno stipendio da impiegata, due figlie da mantenere avute dal primo marito, un nuovo compagno che, dopo avere avuto un infarto, veniva persino vessato e pagato a mesi alterni dal datore di lavoro. Lei, una 50enne di Trieste, non navigava certo nell’oro. Ma l’amore, si sa, oltre che folle a volte è cieco e non guarda al portafogli.
Leggi anche Il caso: l'amore virtuale diventa una truffa
Così, di quell’amante virtuale, conosciuto su Instagram e col quale si sarebbe incontrata solo una volta, si era invaghita a tal punto da arrivare ad assecondare le sue richieste di aiuto economico, vale a dire un totale di 25mila euro attraverso una dozzina di bonifici bancari. Soldi che a lui sarebbero serviti per curare una malattia tumorale, acquistare apparecchiature mediche e ovviare a problemi di natura fiscale della sua impresa. A processo per questa presunta truffa sentimentale, con l’aggravante del rilevante danno patrimoniale, c’è ora un ultra cinquantenne residente in un centro della Bassa Romagna, tutelato dall’avvocato Guido Pirazzoli, già assolto per una vicenda analoga e la cui linea difensiva sarà dimostrare che quei soldi gli erano stati offerti come ’regali’, come risulterebbe dalla causale dei bonifici, mentre la donna li riteneva comunque a titolo di prestito.
La vittima è parte civile con la tutela dell’avvocato torinese Gianluigi Marino. Il compagno tradito, dopo l’iniziale stordimento, non solo l’ha perdonata, ma per suo conto ha svolto una sorta di investigazione informatica a domicilio, che ha consentito di smascherare il bluff dell’amante sfortunato e consentito l’avvio delle indagini. La coppia, ieri, ha esposto la propria versione dei fatti davanti al giudice onorario Roberta Bailetti. Il primo incontro sui social tra la signora triestina e il ravennate, ha raccontato lei, risale a fine 2018, quando l’uomo iniziò a lusingarla con complimenti sul suo aspetto fisico, nonché a raccontare la sua infanzia sfortunata, prima abbandonato dalla madre, poi cresciuto in un orfanotrofio, quindi adottato da una famiglia che lo maltrattava, salvo poi emanciparsi con un paio di lauree e diventare consulente d’azienda. Tutti aspetti che, a detta della parte civile, si sarebbero rivelati non veritieri. "Si vantava di essere uno sportivo, calciatore, maestro di sci e di avere interessi del tutto simili ai miei", ha spiegato la donna, convinta del fatto che "mi avesse studiato". Complimenti e messaggi si intensificarono nel corso del 2019, quando i due divennero amanti, ancorché virtuali, scambiandosi foto, video e frasi dai contenuti piccanti. Nel frattempo le sfortune capitate al convivente – l’infarto e un lavoro traballante – avevano indotto la donna a cercare una prospettiva di "evasione e di alternativa felice", rifugiandosi nell’affetto di quello sconosciuto, intanto sempre più deciso a incontrarla di persona e nel convincerla a costruirsi un futuro con lui.
Lei, sentendosi "amata, compresa e considerata come non succedeva da anni", oggi si rende conto che a marzo 2019 "le mie difese erano crollate e aveva conquistato la mia fiducia". Di fatto, l’aveva in pugno. Soggiogata, assecondò una prima richiesta di 2000 euro, per realizzare "un investimento sicuro", al quale da giugno seguirono altri bonifici per totali 18mila euro – peraltro da lei ottenuti accendendo un finanziamento – dopo che l’amante le aveva prospettato prima difficoltà economiche sul lavoro, poi la necessità di compiere cure mediche in seguito alla ricomparsa di una rara forma tumorale. "Diceva di non avere parenti o amici che potessero aiutarlo e che io ero l’unica persona che gli voleva bene e sulla quale poteva contare". Così lei gli fece arrivare anche un paio di cardiofrequenzimetri acquistati su Amazon. Poi, quando il 19 settembre di quell’anno si incontrarono per la prima volta, lei rimase colpita dal fatto di vederlo così in forma e abbronzato: "Mi disse che la terapia stava funzionando". Consumarono un rapporto sessuale ma, una volta tornata a Trieste, il compagno capì che qualcosa non andava nella donna con cui conviveva da tre anni. Lei crollò, il compagno tradito scoprì, nel pc condiviso, la presenza di quelle movimentazioni di denaro e cominciò a scavare sulla vita di quel romagnolo, scoprendo che aveva auto e casa intestate ad altre donne e che sui social, talvolta in chiaro, talvolta oscurati, pubblicava foto di vacanze a Canazei e cene nei ristoranti. Nulla, insomma, che lo riconducesse ai patimenti e ai tormenti attraverso i quali avrebbe impietosito e ingannato la sua compagna. Anche la malattia, per l’accusa, sarebbe inventata, non così per la difesa. Ieri l’imputato ha giustificato la propria assenza con la necessità di fare radioterapia, ma la clinica indicata – ha accertato l’avvocato di parte civile – non praticherebbe quel tipo di cura. Il Pm ha così fatto partire una segnalazione per falso.