LORENZO PRIVIATO
LORENZO PRIVIATO
Cronaca

Truffa da 100mila euro dietro l’affare d’oro

Un bagnino ha affidato i suoi risparmi a un imprenditore e a un agente per investire immobili presi all’asta, ma quei soldi sono spariti

Alla vittima fu prospettato un guadagno elevato finanziando l’asta immobiliare

Cervia (Ravenna), 20 settembre 2023 – Lui, 55enne bagnino di salvataggio. L’amico, 60enne dirigente di banca.

Nel novembre 2019 hanno costituito una società per fare operazioni immobiliari, la Sun srl. Lusingati da un paio di affari andati a buon fine, hanno affidato 100mila euro a due persone "che erano del mestiere" per acquisire un lotto di appartamenti all’asta, con la prospettiva di riceverne indietro 145mila più un alloggio.

L’affare del secolo, dietro al quale si nascondeva però una truffa, perché quei 100mila euro sono spariti.

Ed è appunto questa l’accusa, in concorso, per la quale sono finiti sul banco degli imputati l’81enne imprenditore Romano Treossi e il 50enne genero Luigi Giarletta, a Ravenna già coinvolti in un processo per appropriazione indebita di somme ai danni dell’ex ristorante Sporting di Milano Marittima. Entrambi sono tutelati dall’avvocato Nicola Grassi.

Ieri, davanti al giudice Cristiano Coiro, ha ricostruito la vicenda la vittima principale, il 55enne – parte civile con l’avvocato Gloria Parigi –, il solo ad aver investito 83mila euro "i risparmi di una vita, oltre a 17mila chiesti ai miei genitori", mentre il socio, nella veste di testimone, ha spiegato che in quel periodo non aveva liquidità in quanto "stavo facendo altre operazioni con Treossi, per il quale è aperto un procedimento a Forlì".

"Fu il mio socio a presentarmi Treossi, lo conoscevo come proprietario di immobili – ha detto la parte civile – , poi conobbi Giarletta. Erano le mie prime operazioni immobiliari. Un paio andarono subito a buon fine, da 50mila euro investiti mi ritrovati con 60mila. Poi mi fu chiesto di partecipare con 100mila euro all’acquisto di due lotti a Forlì con 7 unità abitative, per le quali c’erano già gli acquirenti ed era solo una formalità. Ci incontrammo nel bar di Cervia che frequentiamo, da dove uscimmo con un verbale e un assegno da 145mila euro firmato da Treossi, da incassare a fine febbraio, data fissata per l’assegnazione dei lotti. Il 19 novembre feci due bonifici alla T Group di Treossi per totali 100mila euro e il 26 novembre, col mio socio, costituimmo la Sun srl per dare trasparenza a un’operazione che mi pareva blindata: mi sentivo in una botte di ferro".

Secondo la ricostruzione emersa in aula, la società T Group si era già aggiudicata l’asta a settembre, lasciando un acconto con termine 31 gennaio 2020 per saldare la cifra più consistente. Sempre in aula, il legale responsabile della procedura dell’asta ha spiegato che quei due lotti corrispondevano in realtà a una villa unifamiliare e a un terreno, aggiudicati alla T Group per 160mila e 21mila euro, soldi mai corrisposti tanto che l’asta fu poi ripetuta.

Da lì in avanti scadenze e incontri programmati dal notaio cominciarono a slittare, in ragione dell’ondata pandemica montante, ma anche di presunte incomprensioni tre i due odierni imputati:

"Giarletta mi diceva di avere pazienza, che si sarebbe risolto tutto". Ma quando il 18 giugno 2020 i due soci Sun misero all’incasso l’assegno da 145mila euro, scoprirono dalla banca che era scoperto, capendo a quel punto che "la nostra fiducia era stata mal riposta. E mi crollò il mondo addosso".

Dopo la denuncia, le indagini hanno appurato che nel conto corrente della T Group, pochi giorni dopo il versamento ricevuto di 100mila euro, gli stessi furono girati altrove, non vi erano state altre movimentazioni e l’importo da restituire di 145mila euro mai coperto. "Non vi è sorto il dubbio che il guadagno, 45mila euro più una casa, fosse eccessivo?" ha domandato per l’accusa il viceprocuratore Adolfo Fabiani. "Io faccio salvataggio....", ha ammesso la parte civile. "Mi fidavo di Treossi, ero intimo della sua famiglia. E poi operazioni così ne avevo già viste": così il socio bancario.