Ravenna, 21 novembre 2020 - Un treno che parla dantesco: è il sogno che Ravenna e Faenza coltivano ormai da decenni, e che mai come ora sembra prossimo a diventare realtà. Ha visto la luce da poche settimane la società ’Il treno di Dante’: suo fondatore e presidente è il numero uno di Bucci Industries, Massimo Bucci. Con lui una compagine eterogenea: la società di consulenza turistica Jfc, capitanata da Massimo Feruzzi, la Cooperativa trasporti di Riolo Terme e la start-up digitale Imola Informatica.
Quattro realtà, esattamente come il numero di vagoni del treno che sognano di sentire fischiare lungo la ferrovia tra Ravenna e Firenze. Carrozze del tipo ’Centoporte’, capaci di ospitare ciascuna 78 passeggeri, entrate in funzione nel 1928 – per le quali è in dirittura d’arrivo l’accordo con la Fondazione Fs – che andrebbero a comporre un convoglio squisitamente turistico in viaggio tra Firenze e Ravenna con diverse corse al giorno, guidato da un locomotore degli anni ‘40 e chiuso da un vagone per il trasporto bagagli, da destinare in particolare alle bici. Attivo nel settore alberghiero ormai da più di un decennio con il Relais Villa Abbondanzi, è qui che Massimo Bucci ha potuto toccare con mano le possibilità che schiuderebbe al settore turistico un collegamento diretto con la città che ha dato i natali a Dante. "Un finesettimana a Firenze, o anche una giornata sola: è un qualcosa che i nostri clienti ci hanno sempre chiesto", rivela Bucci.
Per lui è quasi un ritorno alle origini: è appunto all’ombra del David che vide la luce per la prima volta la Cisa – capostipite del colosso industriale che oggi ha in Riba e Iemca le sue punte di diamante. "La prima sede fu appunto a Firenze – rievoca Bucci –. Fu distrutta nel corso di un bombardamento, durante la Seconda guerra mondiale. È per questo che venne spostata a Faenza". Da allora sono passati quasi ottant’anni, la Cisa ha cessato di essere la realtà principale del gruppo Bucci, indirizzatosi verso i materiali compositi, ma la ferrovia tra Ravenna e Firenze ha continuato ad essere in funzione, caso rarissimo fra le linee che attraversano l’Appennino (per trovarne altre, puntando lo sguardo a sud, occorre spingersi fino alla rotta fra Roma e Ancona, tra la capitale e Pescara o addirittura fra il Gargano e Napoli, tutte a lentissima percorrenza). Qui treni storici sono da tempo in viaggio in occasione di particolari eventi: a maggio sarebbe dovuta entrare in funzione una linea a cadenza più regolare – benché non legata a pacchetti turistici come quella invece progettata da Bucci e soci – ma la pandemia l’ha fatta sfumare. "Il modello cui guardiamo è il treno del Bernina, fondamentalmente l’unica altra realtà simile in Italia", illustra Bucci.
Quasi un altro pianeta rispetto all’Appennino fra Romagna e Toscana: non a caso si vocifera che alla base del solo studio di fattibilità per il Treno di Dante ci sia un investimento intorno ai 30mila euro. Il responso dell’analisi sarebbe però stato favorevole: "si parte", hanno commentato nei giorni scorsi alcuni dei diretti interessati. L’orizzonte della società – forte di un capitale sociale di 90mila euro – è puntato alla primavera 2021, in tempo per l’entrare nel vivo delle celebrazioni per i settecento anni dalla morte dell’Alighieri: il condizionale è d’obbligo soprattutto a causa dell’andamento della pandemia, e della sua incidenza sulla possibilità di attivare un’adeguata campagna di marketing. Per il resto il progetto è ormai strutturato sin nei minimi dettagli, a partire dalla possibile data di lancio: il 25 marzo, cioè il cosiddetto Dantedì. "Quel che abbiamo in mente è un treno che viaggi per il momento il sabato e la domenica, inizialmente solo d’estate, collegando Ravenna e la stazione di Firenze Santa Maria Novella. Per il suo primo anno di vita, considerando che alcune precauzioni sanitarie dovranno essere mantenute, ci aspettiamo comunque di poter veder viaggiare il Treno di Dante con circa 230 passeggeri a bordo. Abbiamo in mente cinque fermate, legate a rispettivi pacchetti turistici: Fiesole, Borgo San Lorenzo, Marradi, Brisighella e Faenza. E dunque l’arte, il wellness, l’enogastronomia, la natura, la vita all’aria aperta e molto altro".