
Nel nuovo libro del drammaturgo ravennate pezzi di storia della città. Sarà presentato il 29 marzo alla biblioteca Oriani
Tre tragedie, l’attentato alla stazione di Bologna, i tredici morti al cantiere Mecnavi, il suicidio di un maturo muratore licenziato quando ancora non aveva finito di pagare il mutuo per la casa propria e dei figli: sono i tre ‘atti’ di cui si compone l’ultimo libro del ben conosciuto drammaturgo e scrittore ravennate Eugenio Sideri, ‘Kraugé’ (edizioni Pendragon), parola del greco antico che è lamento, di dolore, grido, di rabbia. Dolore e rabbia che costituiscono il filo conduttore del libro. Tre ‘tragedie moderne’ che sono la trasposizione su carta di altrettanti copioni originati dall’impegno civile di Eugenio, i primi due, ‘Tantum ergo’ e ‘Lo squalo’, già conosciuti al pubblico, il terzo, ‘Quasi una farsa (italiana)’, inedito. Il libro sarà presentato il 29 marzo, alle 17.30, alla biblioteca Oriani; il 29 aprile altra presentazione al teatro Socjale di Piangipane.
"I miei lavori teatrali sono tutti incentrati sul recupero della memoria, di eventi molto passati, come il mito di Filottete, e di altri più vicini a noi, come la partecipazione delle donne alla guerra partigiana per arrivare alla strage fascista del 1980 a Bologna e alla sciagura sul lavoro con i tredici morti al cantiere Mecnavi: ma il fatto è che la recita è atto istantaneo e dopo la drammaturgia non è detto che nelle persone la memoria resti. È per renderla perenne, per renderla fruibile in ogni momento della vita che ho ritenuto necessario dare alle stampe questo libro che raccoglie appunto due lavori teatrali conosciuti e un terzo inedito" spiega Sideri. Che aggiunge: "Proprio per questo ho dedicato il libro a mia nipote Alice di un anno e mezzo, vorrei che questi scritti potessero aiutare lei e la sua generazione a crescere con gli occhi avanti, verso un futuro migliore che tragga linfa dalla memoria del passato".
Il libro, arricchito dalle fotografie di Marco Parollo e dalle xilografie di Enrico Rambaldi e che si avvale della prefazione di Lorenzo Donati, ricercatore e docente all’università di Bologna e della post fazione di Andrea Baravelli, docente di storia contemporanea all’ateneo ferrarese, si apre con ‘Tantum ergo’, ovvero un ‘oratorio civile in dodici stazioni’ in forma poetica, con voci narranti, per Antonella Ceci e Leo Luca Martino, due giovanissimi ravennati fra le 85 vittime della bomba alla stazione di Bologna.
Segue il monologo de ‘Lo squalo’ che dalla sciagura del 13 marzo 1987 trae spunto e in cui Arturo ricorda come lui sia vivo perché quella mattina aveva la febbre e il suo posto nel ventre della gasiera ‘Elisabetta Montanari’ lo prese l’amico Gimondi che "han tirato fuori dalla stiva quasi subito..." Poi l’inedito ‘Quasi una farsa (italiana)’, dialogo a più voci fra Ernesto, la moglie, i tre figli e un angelo, sì perché lui, Ernesto, è morto, si è dato fuoco non avendo retto alla perdita della dignità di lavoratore, oltre che padre e marito, per essere stato licenziato a pochi anni dalla pensione, un angelo che intanto gli ripara pure la bicicletta, i due figli maschi che gli consegnano la Mauser che il nonno partigiano aveva sottratto a un tedesco e gli ricordano di prendere bene la mira... In questi ultimi due ‘atti’ nei dialoghi c’è un frequente e azzeccato intercalare in dialetto, genuina lingua-madre della gente del popolo, gente spesso sfruttata e ancor più spesso perdente come Ernesto, il quale ancora non si capacita di quanto sia cambiato il mondo se accade che al compagno della figlia, ingegnere, sia stato ridotto l’orario di lavoro per via della crisi aziendale. "Ma come, è un ingegnere!" esclama. "Babbo, non conta più niente essere operai o ingegneri...!".
Il lavoro drammaturgico di Sideri ha già vinto numerosi premi e del testo sulla Mecnavi è stata anche tratta nel 2022 una versione radiofonica per Radio 3. Prossimi lavori sul palcoscenico, il 10 aprile ad Alfonsine per l’80° anniversario della liberazione, ‘Corri ragazzo corri adesso’, con la partecipazione di un coro recitante fatto di 40 cittadini volontari e il 25 ottobre a Reggio Emilia a ricordo dei sette fratelli Cervi.