LORENZO PRIVIATO
Cronaca

Transgender di 13 anni Ravenna, genitori in tribunale "Cambiategli nome e sesso"

Ricorso al giudice di una coppia di genitori. La madre: "A scuola non aveva la serenità. L'operazione la farà da maggiorenne"

Transgender di 13 anni Ravenna, porta il figlio in tribunale. "Cambiategli sesso"

Transgender di 13 anni Ravenna, porta il figlio in tribunale. "Cambiategli sesso"

Ravenna, 15 luglio 2020 - La sua storia ha fatto il giro d’Italia. Dopo il ’coming out’ che risale ormai a due anni fa, una 13enne ravennate – nata all’anagrafe con un nome maschile – aveva promosso una battaglia civile per chiedere una legge sul riconoscimento delle persone transgender. E ora questo desiderio, da lei rivendicato come diritto, si è tradotto in un ricorso al Tribunale che contiene una duplice richiesta: il cambio del nome, ma anche del sesso attraverso un intervento chirurgico. Anche se, precisa subito la madre, "quest’ultimo non avverrà prima della maggiore età e nel caso sarà lei a decidere", mentre il cambio di nome è questione più urgente che la famiglia e la giovane vorrebbero si concretizzasse prima del ritorno a scuola.

Da sempre la bambina vive con disagio il fatto di essere chiamata con un nome maschile, che rifiuta, e molto presto aveva capito di non amare il suo corpo desiderando fermamente di diventare donna. Il giudice civile Antonella Allegra è chiamata a dover gestire una vicenda molto delicata.

Ieri mattina, alla prima udienza, erano presenti i genitori, insieme al loro avvocato e a uno psicologo, nonché il Pm Cristina D’Aniello. In questioni di tale sensibilità e delicatezza la Procura, anche se davanti a un giudice civile, deve rilasciare un parere che in questo caso, coraggiosamente, risulta positivo, pur con alcune sfumature rispetto soprattutto alla tempistica dell’operazione chirurgica, vista la giovanissima età della ricorrente. A spiegare i passaggi della vicenda è la madre dell’adolescente: "Il giudice ci ha detto che dovrà essere prima fatto un percorso con lo psicologo, solo successivamente sarà fissata un’altra udienza". Su un punto il genitore è categorico: "Nessun intervento chirurgico prima della maggiore età e la decisione spetterà a lei. È prematuro pensare in questo momento a un’operazione così delicata, con lei questo concetto è sempre stato sottinteso. Del resto anche una rinoplastica si può fare solo da maggiorenni. Inoltre non si tratterà di una passeggiata, e quando avrà 18 anni avrà la maturità giusta per decidere. Quindi non autorizzo nessuno a pensare che io voglia trattare mia figlia come una cavia".  

Sul nome, invece, la questione è più urgente. Anche e soprattutto per il disagio che la bambina ha vissuto durante gli ultimi anni delle medie. Qui una decisione del giudice, che sancisse il cambio di nome da maschile a femminile, metterebbe fine ad ogni imbarazzo. "Fino ad oggi – spiega la madre – non ha vissuto una situazione serena e siamo sempre stati costretti a chiedere ai dirigenti scolastici come favore quello che invece è un diritto: essere chiamata in classe col suo nome femminile. L’altro, neppure lo riconosce e sentirlo pronunciare le crea uno stress enorme. Mia figlia è e si sente una ragazza, si immagini l’effetto che le può fare essere chiamata all’appello o durante l’interrogazione con il nome di nascita, che non sente suo. Il rischio è che debba fare ’coming out’ ogni volta. Lei non deve vergognarsi di essere trangender, ma spetta a lei decidere quando parlarne".

Da questo punto di vista, le difficoltà non sono mancate. "Negli ultimi mesi non andava più a scuola perché si sentiva discriminata. Con i dirigenti scolastici non siamo stati molto fortunati, soprattutto alle medie, dove erano un po’ spaventati, uno addirittura non ci ha mai ricevuti. E comunque non trovo giusto dovere chiedere come un favore quello che è un diritto". Ora la ragazza ha deciso di iscriversi al Liceo artistico, dove ha trovato un ambiente molto inclusivo: "Nella nuova scuola non dovrebbe avere problemi, il loro approccio mi è piaciuto molto. Quando abbiamo chiesto di poter parlare con gli altri genitori ci è stato detto che non ce n’era bisogno perché lei non è diversa da nessun altro". Ora la decisione del giudice potrebbe schiudere alla ragazza una nuova vita e nuove prospettive. "Speriamo di poter festeggiare – dice la mamma – e di non dover chiedere più favori a nessuno".