CARLO RAGGI
Cronaca

Tonnellate di rami e tronchi: diga di legname fa da tappo al fiume, detriti abbandonati dopo i lavori

Bagnacavallo, la storica piena del Lamone si è imbattuta in un cumulo di alberi tagliati e rifiuti naturali. È mancata un’adeguata sorveglianza sui lavori e la corretta manutenzione del corso d’acqua

Ravenna, 21 settembre 2024 – Un mare di legname, rami e tronchi, a galleggio sul fiume Lamone a ridosso del ponte della ferrovia Ravenna-Castel Bolognese, a Boncellino, nella notte della piena storica (a 11 metri e 29 centimetri); settemila metri quadrati di legna con una forza d’urto, sommata a quella dell’acqua, di svariate tonnellate, contro le strutture del ponte, peraltro troppo basso (come più volte denunciato dopo le inondazioni di sedici mesi fa), e a fare da tappo al veloce decorso dell’acqua.

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E così verso le 4 di giovedì notte, al massimo della piena, il Lamone ha cominciato a sorpassare i binari (ora seppelliti di fango: la linea resterà interrotta fino alle verifiche tecniche da parte di Rfi) e a tracimare dall’argine sinistro, a ritroso, per un tratto discontinuo di qualche centinaio di metri, inondando via Sottofiume Boncellino e allagando decine di case e decine di ettari verso Bagnacavallo con danni enormi all’agricoltura (siamo nella terra del vino Burson).

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Terreni e case in gran parte inondati per la terza volta, dopo le due rotte del Lamone il 2 e il 16 maggio del 2023; rotte verificatesi a ridosso dello stesso ponte e verosimilmente dovute all’erosione da tracimazione, fenomeno che per i tecnici è per lo più all’origine delle rotture degli argini: “L’acqua precipitando con enorme energia dall’alto dell’argine scava in brevissimo tempo buche ai piedi dell’argine, ne conseguono frane e l’assottigliamento dell’argine fino alla rottura”. Quelle tonnellate di legname sono per la massima parte (lo evidenzia il fatto che i tronchi presentano tagli netti) il risultato di una non adeguata raccolta dopo il disboscamento attuato fra l’estate 2023 e la primavera scorsa lungo il Lamone come lungo tutti gli altri corsi d’acqua della provincia interessati dalle disastrose piene del maggio di un anno fa. A questa tipologia si aggiunge ovviamente anche legname decaduto per fatti naturali, ma anche in questo caso ciò che è mancato, in un contesto come quello attuale in cui gli eventi estremi si moltiplicano, è – come da più parti si evidenzia – un’adeguata sorveglianza sui lavori e la sempre necessaria corretta manutenzione dei corsi d’acqua.

Lavori che a suo tempo furono disposti dall’Agenzia regionale per la sicurezza del territorio e affidati a ditte private. Dopo ore di lavoro iniziato fin dal pomeriggio di giovedì, nella tarda mattinata di ieri quella ciclopica diga di legname a Boncellino è stata rimossa dall’acqua. Hanno operato tre mezzi meccanici, fra ruspe e ‘ragni’, che hanno depositato il materiale sulle sponde e la sommità degli argini da dove poi dovrà essere rimosso, indubbiamente non senza difficoltà. La rimozione dei boschi dall’alveo dei fiumi (con sistematici tagli e mirati sradicamenti) è stata disposta nell’ottica della riduzione del rischio di esondazione, insieme a tanti altri lavori messi in campo dall’Agenzia regionale e finalizzati al rafforzamento degli argini: un’attività questa che, ad esempio per quanto riguarda il Lamone nel tratto di attraversamento di Faenza, ha impedito tre notti fa, unitamente al muro di protezione eretto dal Comune lungo via Renaccio, la ben probabile esondazione del fiume.

Il fenomeno dell’ammasso, a ridosso dei ponti, del legname non rimosso dagli argini, è risultato, in occasione di questa ultima drammatica ondata di maltempo con relative piene, non appartenere solo al Lamone a Boncellino. Analoghi accatastamenti si sono verificati lungo il Senio sia al ponte della via Emilia a Castel Bolognese sia al ponte all’ingresso di Cotignola, lungo il Marzeno e lungo il Ronco a Ghibullo. Tutto materiale, sia pure in quantità ben più ridotta rispetto a Boncellino, che è già stato rimosso.