ANDREA COLOMBARI
Cronaca

Tentato omicidio in Adriatica. Chiusa l’inchiesta, due indagati

Si tratta dell’uomo che aveva esploso i sei colpi e della ex compagna, accusata solo di favoreggiamento

Si tratta dell’uomo che aveva esploso i sei colpi e della ex compagna, accusata solo di favoreggiamento

Si tratta dell’uomo che aveva esploso i sei colpi e della ex compagna, accusata solo di favoreggiamento

Davvero un caso fortunato che verso le 19 del 19 maggio scorso, la città non si fosse ritrovata con un omicidio con il quale fare i conti. Ovvero quello di una prostituta 29enne di origine bulgara domiciliata in un residence di Cesenatico: per lei, sei colpi sparati in rapida successione da pochi metri sulla piazzola dell’Adriatica nei pressi di Fosso Ghiaia nella quale era in attesa di clienti. Il suo aggressore non c’era riuscito solo per puro caso: "Sono finiti i colpi!", aveva esclamato prima di dileguarsi sulla Bmw serie 5 con la quale era arrivato, lasciandola lì con la frattura esposta di un omero e varie ferite a torace e braccia.

A distanza di meno di un anno, l’avviso di conclusione indagine a firma del pm Angela Scorza per tentato omicidio aggravato e porto illecito di pistola, ha raggiunto il 33enne bulgaro domiciliato a Viserba, nel Riminese, che a suo tempo, ormai alle strette grazie alle indagini dei carabinieri di nucleo Investigativo di Ravenna e Compagnia di Cervia - Milano Marittima, dopo l’iniziale fuga all’estero si era costituito su consiglio del suo legale. L’uomo, difeso dall’avvocato Riccardo Luzi, dopo alcuni mesi in carcere, da dicembre si trova ai domiciliari; sta inoltre seguendo un programma di recupero al Sert e da qualche settimana lavora in una impresa delle. Ha espresso la volontà di risarcire la 29enne.

Nell’atto di conclusione indagine, figura un secondo nome ma per la sola ipotesi di favoreggiamento: si tratta della ex compagna del 33enne, una connazionale pure lei di Viserba. La donna, difesa dall’avvocato Massimiliano Orrù, in un primo momento era stata fermata per concorso in tentato omicidio: si pensava cioè che potesse essere lei la donna che, seduta nella Bmw, incitava l’assalitore. Ma la 29enne non l’aveva vista in faccia; e soprattutto l’altra aveva un alibi. In ogni modo, le dichiarazioni dell’indagata sull’ultimo incontro con l’ex compagno, a caldo erano state smentite proiettandola così nei guai.

Secondo quanto ricostruito nelle indagini coordinate dal pm Francesca Bugané Pedretti, il movente del tentato omicidio è da inquadrarsi in una sorta di vendetta trasversale. Il 33enne cercava altre due ragazze lungo l’Adriatica ma aveva trovato la 29enne seduta su una sedia di plastica all’ingresso dello stradello per la cava Manzona. E allora aveva cominciato a spararle: prima dalla vettura e poi era sceso a mo’ di esecuzione. "Perché mi stai sparando?", le chiedeva intanto la giovane che lo aveva riconosciuto. E allora dal sedile dietro una donna aveva urlato in bulgaro: "Vai vai finiscila!". Lui non c’era riuscito solo per un soffio. La 29enne, di quei terribili istanti, aveva ricordato questo: "Mi sono girata e ho iniziato a correre verso la strada. Lui è sceso e mi è venuto dietro continuando a sparare". Fino a che "ho sentito che urlava in bulgaro arrabbiato perché aveva finito i colpi".

Poco prima di andarsene, lui aveva promesso che sarebbe andato a regolare i conti con altre due ragazze. Per gli inquirenti, cercava due lucciole ribelli: e, non trovandole, se l’era presa con la 29enne loro amica e coinquilina. "Ha sparato per una sorta di vendetta verso di me e la mia amica che non si prostituisce più per lui", aveva riferito la giovane prima di aggiungere che lei stessa l’aveva accompagnata per fare denuncia per sfruttamento della prostituzione.

Andrea Colombari