Il Pronto soccorso e la carenza di medici. I professionisti di altri reparti costretti a coprire i turni vuoti, secondo quanto denunciato nei giorni scorsi dai sindacati di settore di Cgil, Cisl, Uil, Aaroi-Emac, Fassid e Fvm. Una questione di numeri che va avanti da anni e che continua ad aggravarsi. E non è l’unica questione che le sigle mettono sul piatto: tra i temi il carico di lavoro richiesto ai medici per l’abbattimento delle liste d’attesa per le prestazioni sanitarie, la valorizzazione dei medici, l’utilizzo dei fondi residui"non per valorizzazioni di carriera o incentivi premianti" ma per "le prestazioni aggiuntive dell’azienda" e una mancata applicazione a tutto tondo del novo contratto di lavoro. Questioni importanti su cui ora il direttore dell’Ausl Romagna Tiziano Carradori replica.
Partiamo da uno dei nodi più dufficili da sciogliere: il Pronto soccorso. "Ci sono solo le disponibilità volontarie, ma la volontà non risponde necessariamente a un obbligo – dice Carradori –. Se io ho le disponibilità volontarie ma devo garantire una continuità, devo avere una certezza. E non la posso avere perché non ci sono volontari sufficienti a garantirmela". Le sigle dei medici hanno chiesto un incontro con l’Ausl, che ci sarà, secondo quanto fa sapere Carradori: "Ma di incontri con i sindacati noi ne facciamo sempre, il prossimo è calendarizzato entro la fine del mese". Il punto è sempre lo stesso: i medici sono pochi e non si trovano. "Il lavoro è tanto, è vero – prosegue Carradori – e d’altra parte è un lavoro non solo quantitativamente, ma anche qualitativamente gravoso, appesantito dal fatto che in alcuni settori il mercato non offre grandi soddisfazioni in termini di reclutamento. Io ormai ho visto indire più di 15, 16 concorsi per trovare colleghi medici di Pronto soccorso e continuamo a essere costantemente carenti, per citare uno dei settori più critici. Ho l’obbligo istituzionale di assicurare la continuità dei servizi e devo all’occorrenza far utilizzare ai miei preposti degli strumenti organizzativi che non sempre comprensibilmente sono ben accetti dai colleghi. Ad esempio se occorre coprire dei turni al Pronto soccorso e non ho personale sufficiente mi avvalgo, chiedendo tramite i direttori di presidio, degli altri medici che ci sono. E così accade che medici di dipartimenti interisti o chirurgici vengano chiamati a prestare una mano ai colleghi del Pronto soccorso, che altrimenti rimarrebbe sguarnito".
Una realtà triste, "ma non perché per ragioni finanziarie l’azienda non assuma, anzi: qui il personale è aumentato – continua Carradori – e se dovessi fare la media del pollo direi che la produzione per unità medica si è ridotta, anche se di poco. Il malessere che i sindacati lamentano è reale, ma parliamo di una sofferenza a livello nazionale di tutto il sistema sanitario. Negli anni abbiamo cercato di migliorare la situazione, si diceva che non c’erano riconoscimenti di natura professionale e dal 2020 in poi abbiamo adottato molte politiche di valorizzazione, abbiamo assegnato almeno 120 posti per direttori di struttura complessa che erano vacanti, tra cui molti a dirigenti medici interni che hanno superato le selezioni, riconoscendo le loro competenze. Non solo, ma c’erano circa 9 milioni di residui di fondi contrattuali perché precedentemente non venivano conferiti incarichi professionali o organizzativi. Abbiamo riconosciuto la professionalità dei colleghi e riconosciuto remunerazioni aggiutive per far fronte alla flessibilità e al fabbisogno di prestazioni specialistiche, aumentando le remunerazioni per le prestazioni per abbattere le liste d’attesa. Per questo mi trovo molto poco d’accordo con quanto dicono i sindacati, mentre sono totalmente solidale rispetto alle difficoltà in cui si trovano i medici, a causa di scelte a un livello molto superiore rispetto al sistema sanitario regionale".
Sara Servadei