Ravenna, 17 luglio 2022 - "Gli imputati hanno cercato di fare riprendere la ragazza con docce e caffè: alla fine la loro percezione è stata che lei fosse cosciente di quello che stava facendo. Le motivazioni della sentenza di assoluzione ci dicono proprio questo. E poi messaggi, tabulati, video e testimonianze danno conto del fatto che lei avesse cercato quel rapporto sessuale e non che vi fosse stata indotta".
Motivazioni, quelle appena depositate, destinate a fare discutere. Così come del resto era accaduto quando l’8 febbraio scorso il collegio penale aveva assolto i due imputati – un 25enne di origine romena e un 27enne di origine senegalese – dall’accusa di violenza sessuale di gruppo per induzione per avere abusato nella notte tra il 5 e il 6 ottobre 2017 della stato di inferiorità della vittima, una 18enne reduce da una serata particolarmente alcolica. La procura aveva chiesto per i due imputati 9 anni di reclusione a testa sebbene con ruoli differenti: il 25enne aveva avuto il rapporto sessuale e il 27enne lo aveva spronato filmando con il cellulare. L’avvocato Silvia Brandolini, che assieme al collega Carlo Benini difende il principale imputato, ha sempre sostenuto che nell’accaduto non vi fosse nulla di penalmente rilevante.
Avvocato, e i video allora?
"Direi che abbiamo la fortuna di avere pure quelli agli atti. I filmati vanno contestualizzati, come correttamente ha fatto il tribunale".
Ricordo bene se le dico che due diversi giudici sulla base di quelle stesse immagini inquadrarono il caso come violenza sessuale?
"Si tratta di due gip: gli unici due giudici ad avere dato interpretazione diversa. Sia il tribunale del riesame, allora, che il collegio penale ora, sono giunti a uguali conclusioni: nessuna violenza".
Crede che il suo cliente abbia approfittato della situazione?
"Non saprei: di sicuro lui si è trovato in quella situazione senza indurre nessuno".
Alcol e consenso ai rapporti sessuali, un bel tema sia giuridico che sociale: per lei è davvero così chiaro che la 18enne lo avesse dato?
"Dal momento in cui si è ripresa, ha posto in essere tutta una serie di comportamenti improntati al rapporto poi avvenuto alle 4.22. E non dimentichiamoci che sin dal locale da cui sono usciti all’una, lei si è avvicinata a lui, lo ha accarezzato, lo ha baciato: comportamenti che vanno verso un approccio sessuale".
A suo avviso esiste un momento preciso?
"Difficile determinarlo. Chissà, forse quando lei è salita a cavalcioni su di lui. Ma comportamenti che inducano a ritenere l’espressione del consenso di lei, ne trovo parecchi".
Che pensa delle polemiche seguite alla sentenza con corteo fino al tribunale?
"Viviamo in un Paese dove esiste il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero: faccio però fatica a capire come si possa manifestare dissenso per un dispositivo di sentenza senza neanche averne letto le motivazioni. Del corteo posso dunque dire che è stato perlomeno intempestivo. In generale le sentenze si impugnano nel rispetto delle istituzioni: immaginiamo altrimenti cosa accadrebbe se dopo ogni sentenza i cittadini scendessero in strada…".
Immagino che si aspetti il ricorso della procura.
"Sono valutazioni di parte, e comunque non lo troverei strano. Nel caso, verranno celebrati altri giudizi, non sono preoccupata".
Secondo lei come ci si dovrebbe comportare davanti a una denuncia per violenza sessuale?
"Dev’esserci la massima attenzione su questi reati. Ma deve valere sempre la presunzione d’innocenza anche per gli imputati: non dimentichiamoci che nel nostro caso i due sono stati per alcuni giorni in carcere. In generale dico massimo rigore quando i fatti sono riscontrati. Ma non può bastare la denuncia di una persona per condannare: per arrivare a farlo, non devono esserci dubbi".