Ravenna, 26 gennaio 2022 - Assieme alla sorella aveva denunciato lo zio, per gli abusi di natura sessuale che sin da bambine erano costrette a subire. Un incubo protrattosi dall’infanzia, quasi fino alla maggiore età, e che a un certo punto l’avevano talmente esasperata e prostrata da spingerla a tentare il suicidio, attraverso l’ingestione di farmaci.
Stupro di gruppo a Ravenna, l’avvocato fornì l’alibi
Mai, questa ragazza, segnata irrimediabilmente, ma che in seguito aveva cercato di reagire e di rialzarsi, avrebbe pensato che quei tormenti sarebbero ricominciati. Le denunce, da lei presentate nei confronti del parente, avrebbero incendiato di rabbia il fratello di quest’ultimo e innescato una spirale di vendetta a livello familiare. La giovane, infatti, ha raccontato di essere stata vittima di uno stupro di gruppo, compiuto dal secondo zio e da altre due persone che non ha saputo identificare.
Ieri pomeriggio – tutelata dall’avvocato Simone Balzani – la giovane è stata sentita in incidente probatorio davanti al gip Janos Barlotti, strumento che consente alla Procura di cristallizzare l’accusa.
È la seconda volta in meno di un anno che la ragazza compare davanti a un giudice, in forma protetta, per riferire gli abusi subiti dai parenti, l’ultimo dai risvolti particolarmente odiosi. La giovane, ora maggiorenne, era collegata in videoconferenza, per non venire a contatto con l’indagato, presente in aula e difeso dall’avvocato Michele Masto del Foro di Verona.
Questo secondo zio è indagato per violenza sessuale di gruppo, in concorso con persone al momento ignote.
Indagato è anche l’altro zio, anche per istigazione al suicidio, responsabile dei primi abusi. Ora l’ipotesi dello stupro ordito come faida prende piede nel contesto delle indagini condotte dalla Squadra mobile di Ravenna e coordinate dal Pm Angela Scorza. Il pubblico ministero, all’indomani dei fatti collocati nel febbraio 2021, e commessi in un’abitazione di Ravenna, aveva emesso provvedimenti di fermo a carico dei due zii, non convalidati dal Tribunale in quanto entrambi avevano respinto gli addebiti, fornendo alibi ritenuti credibili.
Le due sorelle – una ha lasciato definitivamente il contesto familiare – erano state abusate quando avevano tra gli 11 e i 14 anni. Attenzioni morbose che inizialmente vivevano quasi come un gioco, ma che col tempo avevano cominciato a diventare sempre più insistenti. Quello zio era in realtà un parente acquisito, una sorta di secondo padre nel contesto di una famiglia allargata di cittadini Rumeni. Denunciato delle nipoti, il fratello l’avrebbe vendicato organizzando una brutale spedizione punitiva.