REDAZIONE RAVENNA

Sputi sull’auto della ex: condannato

Smascherato sul lavoro a Massa Lombarda dalla donna che si era appostata armata di cellulare. La vicenda è arrivata fino alla Cassazione

Sputi sull’auto della ex: condannato

Dici sputi e leggi imbrattamenti aggravati. L’argomento, perlomeno all’apparenza, non sembra di quelli destinati a scaldare i cuori dei fini giuristi. E invece questo caso, dalla timida Massa Lombarda è giunto fino in Cassazione alla rutilante Roma. Per tornare indietro a Ravenna e materializzarsi infine l’altro ieri sottoforma di decreto penale di condanna a firma del gip Corrado Schiaretti: 200 euro di multa, se pagati entro 15 giorni, al diretto interessato, un ultra-quarantenne massese beccato a sputare sulla vettura della ex compagna lasciata nel parcheggio dell’azienda per la quale entrambi lavorano. E a beccarlo verso le 8 del 4 aprile 2022, era stata proprio lei, appostata con telefonino spianato: un video di 5.17 minuti nel quale nell’ordine si vede: al minuto 4.57 arrivare lui; al minuto 5.00 fare fuoco con la saliva; al minuto 5.03 accorgersi della presenza di lei.

Certo, non è mai semplice condividere lo stesso ambiente di lavoro per due che abbiano avuto qualsivoglia relazione. Figurarsi se di mezzo c’è stata una separazione concitata e pure una condanna (per lui) del luglio 2020 per molestie e violenza privata.

A un certo punto - come la donna avrebbe poi messo nero su bianco nella querela a firma del suo avvocato Gian Luigi Manaresi - dal novembre 2021 si era accorta che la sua vettura era spesso sporca di sputi sullo sportello lato guida. Spesso ma non sempre: non accadeva ad esempio se lei parcheggiava in aree coperte da telecamere. Incrociano orari circostanze, si era via via fatta largo un’idea: che le sortite potessero essere opera dell’ex: tanto più che in occasione di un breve periodo assenza dell’uomo dal lavoro, gli sputi erano scomparsi. Si era pure confidata con un responsabile aziendale il quale però le aveva detto che non poteva fare nulla.

Eccola allora armata di telefonino: pizzicato sullo sputo, lui si era poi confidato con alcune colleghe. E da questo momento la storia dell’espettorato ritorsivo, aveva assunto il rango di caso giudiziario. Una prima citazione davanti al giudice di Pace di Lugo era naufragata quando il magistrato onorario aveva preso atto che, dato che si trattava di imbrattamenti aggravati, non poteva essere sua la competenza. Tutto allora al palazzo di giustizia di Ravenna dove nel marzo 2023 l’allora pm Antonio Vincenzo Bartolozzi chiede decreto penale di condanna. Nel settembre successivo, primo colpo di scena: il gip Andrea Galanti assolve l’imputato perché, pur non maturando dubbi sulla paternità di un gesto che definisce "vile, codardo, infantile", ne mette in luce l’inoffensività: per ripristinare, sarebbe bastato "un semplice schizzo d’acqua".

Il mese dopo da Bologna il sostituto procuratore generale Licia Scagliarini si rivolge alla Cassazione: la norma non è stata correttamente applicata, sostiene. Lo stesso dirà pure il procuratore generale in Cassazione Nicola Lettieri. E il 18 gennaio scorso la stadera della Suprema Corte pende verso quest’ultima direzione: la contestazione del reato di imbrattamenti - scrivono gli Ermellini "prescinde dai costi di ripristino". Sputare sull’auto dell’ex partner è reato.

Andrea Colombari