A presentare la denuncia, era stato il figlio dell’anziana donna. A suo avviso, la madre - una facoltosa ultra-ottantenne di Faenza - era stata raggirata per via dell’età e del fatto che in quel momento fosse ammalata di covid19, oltre che segnata da altre patologie. Una situazione che, secondo il figlio, aveva portato al drenaggio complessivamente di più 240mila euro dai conti di mamma.
Un quadro di fronte al quale nella tarda mattinata di ieri i tre imputati, tutti difesi dall’avvocato Giorgio Vantaggiato del Foro di Ravenna, hanno deciso di patteggiare, con pena sospesa, davanti al gup Corrado Schiaretti e al pubblico ministero d’udienza Stefano Stargiotti, per circonvenzione in concorso aggravata dall’avere procurato un danno ingente: ovvero un anno e mezzo di reclusione per la badante, una 40enne manfreda che si occupava di varie incombenze tra le quali assistere la signora e portarla in giro; e dieci mesi a testa per la madre di lei e il compagno di quest’ultima (cioè il patrigno della prima), entrambi manfredi di 60 e 56 anni. L’anziana e il figlio sono tutelati dagli avvocati Monica Baccarini e Maria Fiorella Ceroni.
Secondo quanto contestato nella richiesta di rinvio a giudizio a firma del pm Raffaele Belvederi, tutto è accaduto nell’arco di tre anni, ovvero tra il marzo 2018 e il marzo 2021. In quel lasso di tempo - prosegue l’accusa - approfittando sia dell’età della donna che dei suoi acciacchi, i tre, a vario titolo, le avrebbero via via spillato sempre più danaro, fino ad arrivare alla cifra complessiva da capogiro delineata dalla procura.
In particolare secondo l’accusa la badante - in ragione del suo ruolo di fiducia come tale incaricata non solo di assistere l’anziana ma anche di gestire di fatto le sue risorse economiche (aveva infatti le deleghe per operare in banca nei conti della donna), avrebbe via via indotto la signora ultra-ottantenne a consegnarle esattamente 241mila e 230 euro in totale, risorse distribuite su vari conti.
Ovvero nel dettaglio da un primo conto, attraverso prelievi allo sportello, secondo l’accusa erano stati drenati poco più di 65 mila euro. Quindi da un secondo conto secondo l’accusa era stata presa, sempre con prelievi allo sportello, la cifra più cospicua: ben 160 mila euro. Infine ancora quattro assegni bancari, per altri complessivi 15 mila e 500 euro, incassati da un terzo conto.
In quanto alla madre della badante, era finita nei guai - prosegue l’accusa - per avere incassato un assegno da 6 mila euro riconducibile sempre all’anziana donna. Da ultimo il patrigno della 40 enne era stato accusato di essersi fatto intestare - e di avere incassato - assegni per un importo complessivo pari esattamente a 7.500 euro.