ANDREA COLOMBARI
Cronaca

Sopralluogo dei consulenti sul Lamone

Si tratta della terza volta. Gli ingegneri milanesi incaricati dalla procura si sono soffermati anche sulle fessurazioni degli argini

Si tratta della terza volta. Gli ingegneri milanesi incaricati dalla procura si sono soffermati anche sulle fessurazioni degli argini

Si tratta della terza volta. Gli ingegneri milanesi incaricati dalla procura si sono soffermati anche sulle fessurazioni degli argini

Dall’ultima volta sono trascorsi pochi giorni. Eppure ne è passata di acqua sotto ai ponti. Alla lettera: tanto che le abbondanti precipitazioni, hanno persino indotto alcune fessurazioni longitudinali su tratti di argine. Nel nuovo sopralluogo di ieri, i super-consulenti milanesi individuati dalla procura ravennate, hanno scandagliato parte dell’asta del Lamone. varie ore di lavoro nel corso delle quali gli esperti, accompagnati dai carabinieri forestali, si sono soffermati anche sulle ormai celeberrime crepe: è lecito supporre che a breve su tali verranno compiuti prelievi (ad esempio carotaggi mirati).

Ciò consentirà di capire sia la composizione del terreno (e quindi eventualmente i materiali usati per rafforzare le arginature) che le stratificazioni (e quindi l’idoneità o meno delle tecniche ingegneristiche utilizzate). L’ultimo sopralluogo nelle medesime aree, risale giusto a venerdì scorso. L’alluvione al centro della disamina, è la stessa: quella del settembre 2024 capace, tra le altre cose, di devastare l’abitato di Traversara.

E così, con quello di ieri, sono saliti a tre i sopralluoghi tecnici in territorio ravennate. Approccio sperimentale, come piaceva a Galileo: sortite sul campo necessarie a un lavoro scientifico, anche di laboratorio, che appare immenso. E che si candida a essere la strettoia dell’intera inchiesta. Anzi di ambo le inchieste organizzate in un unico fascicolo dai pm titolari Daniele Barberini e Francesco Coco: quelle per le due alluvioni del maggio 2023 e quella per l’alluvione del settembre 2024. E se per le prime la procura aveva già chiesto proroga, per la seconda la richiesta sul tavolo del gip Janos Barlotti è arrivata più di recente a ridosso dell’anniversario dei sei mesi dall’evento.

Si procede sempre per disastro colposo e sempre contro ignoti: ma non è detto che sarà sempre così. Anche perché per le indagini di una certa mole, spesso si verifica un’azione di spacchettamento. Una separazione di argomenti che gli addetti ai lavori indicano con la parola ’stralci’: e che potrebbe verificarsi anche per le tre alluvioni, magari per aspetti particolari.

Per quanto riguarda la spina dorsale dell’inchiesta, per individuare eventuali aree di responsabilità penale servirà comunque attendere l’esito della consulenza affidata ai tre professori del politecnico di Milano Gianfranco Becciu, esperto in costruzioni idrauliche; Claudio Giulio Mari di Prisco, geotecnico; e Daniele Bocchiola, idrologo. I tre ingegneri saranno naturalmente coadiuvati dai loro ricercatori. Dagli elaborati conclusivi, la procura vuole in estrema sintesi capire se quanto accaduto in appena un anno e mezzo sul territorio ravennate, fosse prevedibile e, nel caso, se fosse prevenibile.

E sopralluoghi come quello di ieri, potrebbero, tra le altre cose, disvelare aspetti legati alla trasformazione del territorio sia dopo l’ultima alluvione di sei mesi fa che in ragione delle ultime abbondanti (ma non eccezionali) precipitazioni.

Andrea Colombari