Ravenna, 19 dicembre 2023 – Millantare crediti in istituti nazionali e conoscenze ai massimi livelli politici. Ma anche vantare contatti alla commissione europea, che servono sempre. Quindi, grazie a quelle ottime credenziali, riuscire a raggirare decine di persone. Sembra la spina dorsale dell’inchiesta che lo ha proiettato in carcere giusto nei giorni scorsi. E invece quanto ora delineato dall’accusa è la sintesi gentile di un nuovo e diverso fascicolo: tanto da essere arrivato ieri mattina a processo.
I guai con la giustizia per il 52enne ravennate Luca Silvestrone sembrano insomma non avere mai fine. E, come se piovesse sul bagnato, il gip che aveva firmato la carcerazione cautelare gli ha appena negato l’attenuazione della misura. Così il rischio per lui è di dovere trascorrere le vacanze natalizie in cella se stamattina al tribunale della Libertà di Bologna i giudici non dovessero decidere altrimenti.
Le ultime grane per il nostro - difeso dall’avvocato Carlo Benini ieri mattina sostituito dal collega Martin Benini - risalgono all’estate 2020-primavera 2021. E vedono la bellezza di 43 parti offese: perlopiù imprenditori agricoli sparsi soprattutto tra Ravenna e Faenza i quali avrebbero voluto accedere a fondi co-finanziati dal Fondo di Sviluppo Europeo. Roba grossa insomma: in realtà soldi inesistenti, secondo le verifiche della guardia di Finanza manfreda coordinate dal pm Stefano Stargiotti.
Le imputazioni di massima sono cioè di falso aggravato e truffa continuata. Ieri mattina otto di loro - facce tirate e sguardi fissi - erano presenti in aula. Altri cinque si sono costituiti parte civile con gli avvocati Giovanni Focaccia ed Enrico Passarelli. In aula era presente pure la co-imputata del 52enne: la 54enne Deborah Ricci di Alfonsine, tirata in ballo dalla procura per un numero limitato di episodi (è difesa dall’avvocato Domenico Serafino). In ogni modo, la difesa davanti al giudice Federica Liposcek e al viceprocuratore onorario Simona Bandini ha chiesto un rinvio al settembre 2024 per tentare nel frattempo di risarcire le parti offese e farsi quindi giudicare per rito abbreviato: in caso di condanna, uguale a sconto di un terzo della pena.
A scorrere le contestazioni (son ben 55 delle quali 35 a carico solo del Silvestrone e le altre in concorso) si intuisce - almeno in chiave accusatoria - un’unica traccia: un po’ quello che gli inquirenti chiamano ’modus operandi’. L’allettante offerta era sempre quella di potere accedere a finanziamenti (fino al alcuni milioni di euro) per "migliorare le condizioni di contesto e sostenere la competitività dei sistemi produttivi delle famiglie e delle imprese". Però per la pratica bisognava pagare: anche fino a 11.500 euro. Servivano per le spese di istruttoria: così, secondo il pm, raccontava il 52enne per incamerare quei soldi. E, per completare il giochino, ecco documentazione costruita ad hoc: tipo l’accordo commerciale per conferire mandato al Centro Studi Nazionale (per gli inquirenti ente giuridico inesistente legato sempre a Silvestrone) per ottenere un finanziamento a tasso agevolato. Oppure una missiva rilasciata dell’Euconsult Progettazione Europea (ente di fatto risultato inesistente) per attestare la delibera di finanziamento o il blocco della somma. O ancora una determina dell’Easme, l’agenzia esecutiva per le piccole e medie imprese, sull’autorizzazione al finanziamento.
Per quanto riguarda le contestazioni mosse in concorso con la 54enne, lo schema delineato dalla procura non è cambiato di molto allargando la rosa delle imprese coinvolte: in particolare Silvestrone è stato tirato in ballo come presidente del Centro Studi Nazionale e della Confederimprese. Quest’ultima è peraltro la stessa società al centro dell’ordinanza che di recente lo ha fatto finire dentro. E la Ricci quale titolare dell’agenzia immobiliare ’Astasubito’ di Ravenna. Naturalmente i due imputati già dalla prossima udienza, avranno la possibilità in aula di riferire la loro versione dell’accaduto. Anche se la loro strada appare, al momento, in salita.