Come in tutte le regioni della nostra penisola si usavano, e ancora oggi forse si usano, imprecazioni di vario tenore. La Romagna non è certamente da meno delle altre parti, e si distingue anche per certi improperi. Per esempio, augurando il male ad una persona si usava, e oggi di meno, l’espressione: "Ch’u t vegna un anticôr" (Una paralisi al cuore) e cosa c’è di peggiore di questo malaugurio, che pare, secondo gli studi di Santoni essere una imprecazione vecchia di almeno due secoli, e ciò è plausibile, date anche le circostanze politiche in cui versava la Romagna.
Ma se questo è un auguraccio, l’espressione "Ch’ut vegna un azident, tci te!" (Che ti venga un accidente, sei tu!), era una tipica imprecazione amichevole romagnola che suona quasi come un complimento, anche perché c’è il detto che gli accidenti fanno ingrassare. Le donne allora che allevavano i bachi da seta, mandavano loro continui accidenti, perché si facessero belli. "J azident j è coma al foi", si diceva, che chi "ch’a i mânda u j racoj" (gli accidenti sono come le foglie: chi li manda, li raccoglie).
Un detto che fin da bambino mi faceva ridere, era: "Ma va’ a sculazê al lumêgh" (Vai a sculacciare le lumache), e credo non ci sia bisogno di commentarlo, così pure l’espressione: "Va’a scurzê int e’ remal" (vai a scoreggiare nella crusca). Un altro augurio non proprio elegante era: "Ch’ut vegna e’ flos" (che ti venga la diarrea), e quando da ragazzi parlavamo troppo e a sproposito, qualcuno ci diceva: "Scor cvânt ch’e’ baia e’ cân pr e’ cul( Parla quando abbaia il cane col sedere).
Tralascio espressioni comuni e volgari di chi volentieri ti mandava a quel paese, magari alzando le braccia per rafforzare l’invito. Di una persona cagionevole o anche sfaticata, si diceva poi: "L’è tânt dilichêt ch’u i da dân insena e’ vent de’ dvanadur" (Tanto delicata che le dà perfino fastidio il vento del dipanatoio). E di uno poco di buono, si diceva:" Oi, bona lâna!" (Oi buona lana!) Tanti e a seconda anche della fantasia delle persone erano gli improperi, per non parlare della varietà di bestemmie. Si sa che una delle parole più diffuse in Romagna è "pataca", usata in diverse accezioni, o: "sburon", parola di solito offensiva ma che può anche indicare una persona che ha raggiunto un buon successo in qualche campo. La fantasia non mancava di certo ai nostri vecchi!