Una violenza sessuale inventata aveva finito per scatenare un’aggressione brutale ai danni di un uomo innocente. I fatti, finiti al centro di un procedimento giudiziario, risalgono al 2019 quando, una sera di fine novembre, una donna di 33 anni, dopo una lite con il fidanzato, aveva lasciato l’abitazione e si era recata prima a casa di un vicino di 61 anni e poi, dopo averlo conosciuto in un locale, presso l’abitazione di un uomo di 49 anni. Quest’ultimo, senza alcuna colpa, sarebbe di lì a poco diventato la vittima di un pestaggio finito a coltellate. Dopo essersi allontanata dalla casa del compagno, la donna aveva raccontato non a lui, bensì al suo ex, di essere stata vittima di violenza sessuale. Questa falsa accusa spinse poi lo stesso ex, un 45enne di Forlì, a organizzare una spedizione punitiva contro il presunto aggressore. Nonostante avesse telefonato a circa una decina di persone, riuscì a reclutare solo un paio di complici. In quattro, compresa la donna, si recarono quindi alla casa dell’uomo di 49 anni, infliggendogli pugni e coltellate a una gamba, circostanza che avrebbe potuto avere conseguenze anche più drammatiche. Le ferite, inizialmente valutate guaribili in 15 giorni, richiesero oltre 40 giorni di convalescenza. Da qui la costituzione di parte civile con la tutela dell’avvocato Marco Bertozzi.
All’indomani dell’aggressione, dopo che la vittima si era recata al pronto soccorso, la 33enne fu convocata in questura, dove tuttavia nulla disse in riferimento alla presunta molestia sessuale di cui aveva detto di essere stata oggetto, e che in seguito aveva riferito anche all’attuale compagno, per giustificare il fatto che non riuscisse a contattarla. Per la spedizione punitiva la donna e il suo ex avevano già patteggiato pene di alcuni mesi, mentre il processo per gli altri coinvolti, accusati di lesioni aggravate dall’uso del coltello e dalla presenza di più persone riunite, si è concluso ieri.
Il contesto della vicenda era complicato dalla tossicodipendenza di alcuni dei protagonisti. Si parlava di un possibile passaggio di droga e, durante l’aggressione, la vittima aveva riferito che gli aggressori avevano chiesto di “tirare fuori la cocaina”. Tuttavia, le indagini non hanno approfondito questo aspetto. Nel processo, il vicino di casa di 61 anni, difeso dall’avvocato Raffaella Salsano, è stato condannato a 10 mesi di reclusione e a una provvisionale di 10mila euro alla parte civile. Secondo la difesa il suo ruolo sarebbe stato marginale, limitandosi ad accompagnare il gruppo senza conoscerne le reali intenzioni. Un altro imputato, un uomo di 52 anni, difeso dall’avvocato Cristina Magnani, è stato invece assolto, sebbene con la formula dubitativa, in quanto le celle telefoniche confermavano la sua assenza dalla scena del crimine. Lo stesso era stato inoltre indicato con caratteristiche fisiche non corrispondenti, come evidenziato anche dalla polizia, mentre le stesse si attagliavano meglio su un altro individuo, contattato quella notte per prendere parte alla spedizione, ma che alla fine non è stato toccato dalle indagini.
Lorenzo Priviato