Le notizie sulla sua scomparsa si sono rincorse negli ultimi giorni, dopo le prime timide avvisaglie lanciate da chi condivideva amici e conoscenti. Poi la conferma, quella definitiva, restituita dal nome scritto sulla lapide posizionata nel cimitero di Lugo. Chi conosceva Andrea Gallamini, docente all’Istituto Botanico di Bologna, classe 1968, è ancora incredulo. Il nonno è stato colui che ha avviato la coltivazione del loto nel lago all’interno del Parco omonimo che oggi rappresenta una delle aree verdi più significative per la città. Il padre, Giovanni, ne ha continuato la tradizione fino a quando l’area è stata acquisita dal Comune di Lugo. Andrea, dalla sua abitazione di Bologna, città in cui si era trasferito nel 2020, continuava a offrire gratuitamente la sua collaborazione per riportare la fioritura del loto, sempre più scarsa fino quasi a scomparire negli ultimi anni, ai livelli di un tempo quando la superficie del lago era completamente ricoperta dallo splendido fiore. Nonostante qualche incontro con l’amministrazione del momento, la proposta di Gallamini è sempre caduta nel vuoto. Ora la sua scomparsa, causata da un male che non gli ha lasciato scampo, seguita a pochi giorni da quella del padre. Un tragico destino che ha lasciato ora, da sola, la madre.
Chi lo conosceva non può non pensare alle battaglie alle quali Andrea ha partecipato, per tutelare non solo il lago ma anche altre aree verdi, come quella di via Bach, difesa a spada tratta insieme ad un gruppo di lughesi col quale, nel 2019, è riuscito a fermare le ruspe. E’ suo anche l’invito a ripristinare la lapide interna al parco del Loto, distrutta dai mezzi in opera durante gli adattamenti successivi all’acquisto della zona da parte del Comune. Quella stele era dedicata ai caduti nel bombardamento che durante il secondo conflitto, distrusse un rifugio.
"In origine, la mia famiglia realizzò il lago in memoria delle 34 vittime di un bombardamento inglese che persero la vita durante la Seconda Guerra Mondiale – ebbe a spiegare in una intervista rilasciata due anni fa –. C’era anche una stele che venne definitivamente distrutta da una delle ruspe del comune di Lugo nel corso di un intervento successivo al passaggio di proprietà". All’attenzione verso il Parco del Loto e al valore simbolico che quell’area ha sempre avuto per la sua famiglia, Andrea affiancava la passione delle orchidee che curava e creava, dispensando consigli a chi ne aveva bisogno. Bastava scrivergli. Ma di risposte ora non ce ne saranno più.
Monia Savioli