Sfalci, tanti cassonetti sono spariti

In città sono diventati così pochi che sono sorte discariche abusive, come lungo via Filanda Nuova

Sfalci, tanti cassonetti sono spariti

Sfalci, tanti cassonetti sono spariti

Un’anziana coppia attraversa via Roma verso la siepe adiacente al muro della stazione. Sotto braccio lui e lei hanno una fascina di potatura di piante di lauroceraso, probabilmente una piccola siepe nel giardino di casa, una traversa della via principale. Si avvicinano al muro della stazione e abbandonano quegli sfalci ai piedi della folta siepe che copre il muro là dove una volta c’era un marciapiede. "Lo sappiamo che non è una discarica, ma non c’è altro posto in cui metterli. Li dobbiamo forse depositare sul marciapiede davanti a casa? Non è decoroso". Lui si chiama Vittorio, lei Ersilia, hanno una certa età, e come tanti non sanno più a che santo votarsi per la parte finale della pulizia del giardino: a chi consegnare gli sfalci. "Da quando hanno attivato la raccolta porta a porta e hanno rimosso i cassonetti, non c’è più un solo ricovero per foglie, ramaglie, erba. Lo ritengo assurdo…"

Già, proprio così, in una città che già negli anni Settanta era considerata fra le più verdi della Romagna e dove il verde privato è diffusissimo. Installati (solo) una decina di anni fa (in precedenza tutto finiva della indifferenziata) sono stati rimossi, assieme a quelli per la differenziata e per la plastica e il vetro, anche i cassonetti che raccoglievano ’ramaglie e sfalci’ e anche foglie e chili di aghi di pino lasciati cadere dalle piante nei viali e che diventano tappeti (peraltro pericolosi e facile esca di incendi) nei giardini privati. Una rimozione coincisa con il passaggio della raccolta porta a porta, in tempi diversi, in parecchie (non tutte) zone della città. È sufficiente percorrere le strade dei quartieri residenziali fuori dal centro storico e in periferia per scoprire quanto la rimozione di quei cassonetti stia modificando il volto dei giardini, dei vialetti, del verde privato: siepi non curate, arbusti invadenti e la stessa città che si presenta sporca. Ad esempio nel quartiere di via Fornarina ci sono palazzi nelle cui aiuole l’erba è alta anche mezzo metro mentre nel tentativo di cercare una soluzione, in fondo a via Rava, verso gli orti comunali e la ferrovia l’ingresso di un piccolo parco è stato adibito dal Servizio giardini del Comune a ’raccolta sfalci’, si presume per i privati. E c’è anche il divieto di sosta giornaliero dalle 8 alle 13, per via della presumibile rimozione delle ramaglie e delle foglie, che però non avviene da settimane, visto il mucchio. Una discarica autorizzata per sopperire alla mancanza dei cassonetti. In un’area residenziale in Borgo, via Pantoli e via Silvio Pellico, dove ancora tremende sono le ferite dell’alluvione, mancano i cassonetti per i vegetali mentre invece sono attivi quelli per indifferenziata, plastica e carta.

Dal Borgo al quartiere Bentini, ai margini di via Ravegnana. Anche qui non ci sono cassonetti per lo sfalcio e infatti in via Wagner c’è un mucchio di erba tagliata e foglie ai margini della strada. Ed ecco via Filanda Nuova: buona parte degli stalli per i parcheggi a lato del muro della ferrovia sono pieni di ramaglie, foglie, rami. Inutile evidenziare ancora, al di là dell’offesa al decoro urbano, l’estrema pericolosità per il rischio incendi: basta un mozzicone colposamente gettato da un’auto a far scoccare le fiamme. Il monitoraggio ha termine nella vastissima area residenziale a sud-ovest della città, versante brisighellese. Nessun cassonetto lungo gli 800 metri di viale Stradone, in via Veneto e strade adiacenti, via degli Insorti, via Volpaccino; pressoché analoga la situazione nel vicino quartiere Cappuccini: un solo contenitore lungo il chilometro di via Corbari, nel primo tratto vicino alla piccola rotonda, uno in via Salvemini (dove peraltro coesiste con i contenitori della indifferenziata e plastica), nessuno nelle altre traverse tanto che in via Bandini e in via Emiliani ci sono almeno quattro mucchi di erba, foglie, rami sui marciapiedi o nei vialetti. Ma ci sono quattro cassonetti in viale Marconi, dove peraltro i giardini non sono frequenti, ma solo due all’inizio di via Firenze, ovvero un’area residenziale periferica, quindi con abbondanza di alberi e giardini. Nel resto della strada verso il quartiere Orto Bertoni numerosissime sono le ville, ma nessun contenitore. Due invece nella traversa, in via Paolo Costa.

Anche il quartiere Bertoni, con il passaggio al porta a porta è rimasto senza. Ben si sa che è operativo il servizio di recupero dei resti delle potature ingombranti che Hera ha affidato a cooperative di volontariato, ma la funzione dei cassonetti è ben diversa, è funzionale non ai grandi interventi, ma all’ordinaria potatura e taglio di erba e raccolta di foglie. Secondo le indicazioni di Hera gli sfalci possono essere consegnati con l’organico per un massimo di quattro sacchetti inferiori a 10 chili l’uno, roba da casa delle bambole, pochi metri quadrati di giardino; e i residui delle ordinarie potature di siepi, arbusti e alberelli? Per iniziativa di Hera Imola-Faenza, a Castel Bolognese sono operativi cassonetti per sfalci e ramaglie gestibili con carta smart, mentre nell’Imolese è operativa anche la raccolta individuale con appositi contenitori da 250 litri. E a Faenza?

Carlo Raggi