
Si frammenta ulteriormente (nel centrodestra) il quadro degli aspiranti primi cittadini. In questo scenario sorride il centrosinistra, forte del suo campo largo.
Si va a comporre il quadro delle candidature in vista delle imminenti elezioni amministrative, previste per domenica 25 e lunedì 26 maggio, con l’eventuale ballottaggio in calendario l’8 e il 9 giugno. L’elemento che più balza agli occhi è la frammentazione che anche a questa tornata elettorale caratterizza il centrodestra, il quale si presenterà sulla scheda elettorale con ben quattro candidati sindaci: Nicola Grandi, Alvaro Ancisi, Veronica Verlicchi e infine il candidato della Democrazia Cristiana, che si vocifera possa essere Giovanni Morgese (o, in alternativa, il suo collega di partito Mauro Bertolino). Nonostante Nicola Grandi e Fratelli d’Italia abbiano provato di giungere a una sintesi con tutti i tre colleghi d’opposizione, il tentativo non è andato in porto. Non il miglior viatico per rompere il monopolio del centrosinistra sul governo della città: quella di Barattoni, al contrario dei rivali, è una coalizione amplissima, dal Movimento 5 Stelle agli europeisti di Progetto Ravenna, passando per Alleanza Verdi e Sinistra, il Partito repubblicano italiano e Ama Ravenna, per arrivare ovviamente al Pd, che ha a sul Candiano uno dei suoi più densi bacini elettorali nazionali.
Nel campo largo varie formazioni hanno deciso di unire le forze: la lista civica Ambiente e territorio presenterà infatti i propri candidati all’interno della lista dei Verdi (vale a dire di Alleanza Verdi e Sinistra: il sì all’unione è dato per scontato), così come hanno optato per la corsa sotto un unico vessillo anche Azione, +Europa, Italia Viva e il Psi. Del sodalizio europeista non fa parte il Pri, che ha preferito presentare il proprio simbolo sulla scheda elettorale, nel solco di una tradizione cominciata a Ravenna sul finire dell’Ottocento, poco dopo la fondazione del partito. La sinistra più a sinistra, quella di Potere al Popolo e Ravenna in Comune, ha come da programmi fatto una propria scelta, candidando la docente e ricercatrice Marisa Iannucci, profilo molto conosciuto in città: verso la fine della settimana è atteso il sì alla sua candidatura anche da parte di Rifondazione Comunista e Pci. Un rassemblement non scontato: nel 2021 la sinistra si era presentata con tre diversi candidati. A sostegno di Iannucci dovrebbero comporsi tre diverse liste. Ai sei candidati già in campo se ne potrebbero poi aggiungere altri, ad esempio dalla galassia euroscettica o da quella contraria agli obblighi vaccinali.
Ad animare la contesa elettorale sono le tante ‘corse nella corsa’: quella della Pigna per riportare Veronica Verlicchi a Palazzo Merlato, quella degli europeisti e del Pri per superare l’ideale soglia di sbarramento ed entrare in consiglio comunale – e dunque in un’eventuale giunta – o ancora quella di Alleanza Verdi e Sinistra per issarsi al 10% dei voti e dunque bussare alla porta di Barattoni chiedendo deleghe di rilievo o financo la poltrona di vicesindaco.
Occhi puntati anche a destra sul risultato di Forza Italia: gli azzurri hanno messo nel mirino l’elezione di due consiglieri comunali, per sancire platealmente il loro ritorno al centro della scena politica dopo anni ai margini. Per riuscire nell’impresa hanno scelto, berlusconianamente, di giocare con tre punte, e cioè il candidato storicamente più votato Alberto Ancarani, il segretario provinciale Fabrizio Dore e la candidata vicesindaca Eleonora Zanolli. Mentre il rivale Alvaro Ancisi appare pressoché certo di varcare nuovamente la soglia di Palazzo Merlato, dove siede da 59 anni, più complicata è la situazione per la Lega, che rischia di rimanere orfana di un consigliere, considerando lo status di predatore alfa, in fatto di preferenze, di Gianfranco Spadoni.