REDAZIONE RAVENNA

Ravenna: sequestrato il palazzo della camorra a Russi

Rinnovati i sigilli al complesso di 77 immobili di via Garibaldi, riconducibile all’imprenditore campano Antonio Passarelli

Russi (Ravenna), 6 dicembre 2022 - Un vasto patrimonio mobiliare e immobiliare, del valore di oltre 290 milioni, è stato sequestrato dalla Guardia di Finanza di Napoli e Bologna all’imprenditore, Antonio Passarelli, 66 anni, attualmente ai domiciliari, accusato di avere riciclato ingenti somme di denaro per contro di diversi clan camorristici campani diventando, secondo gli inquirenti, un vero e proprio catalizzatore degli interessi criminali in vari settori commerciali, primo fra tutti proprio quello degli investimenti immobiliari.

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La Guardia d Finanza davanti al complesso immobiliare di via Garibaldi, a Russi
La Guardia d Finanza davanti al complesso immobiliare di via Garibaldi, a Russi

Fra le società, gli autoveicoli e gli immobili a cui le Fiamme Gialle hanno messo i sigilli figura anche un complesso con corte interna e negozi, per complessivi 77 immobili, nel comune di Russi, in via Giuseppe Garibaldi, per il 50% di quote riferibili al figlio Pasquale Passarelli. Lo stesso complesso era già stato oggetto di un primo sequestro avvenuto nel 2017. In tutto si tratta di 28 abitazioni, 5 negozi, 28 magazzini e locali di deposito, 16 autorimesse. Un piccolo quartiere nel centro di Russi. Una colata di cemento dalla storia travagliata e imbarazzante. Il complesso fu ristrutturato negli anni Duemila, ma appartamenti e negozi non sono mai stati venduti o affittati, anche perché l’accesso carrabile è raggiungibile solo attraverso un cortile privato la cui proprietà non ha mai dato il permesso. Ma prima ancora a impedirne l’accesso era stata la Provincia, per ragioni di viabilità. L’inchiesta che ha portato a cancellare questo palazzaccio fu denominata Omphalos, ombelico in greco, in ragione del ruolo centrale di Bologna, città scelta come base dall’imprenditore campano.

Le attività investigative, tramite intercettazioni telefoniche e ambientali, e pedinamenti, unitamente alle ricostruzioni dei flussi bancari nonché alle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, avevano consentito di ricostruire l’operatività di un articolato gruppo criminale legato a diversi clan camorristici. Clan come i Mallardo, Di Lauro, Puca, clan degli Scissionisti. Dalle indagini è anche emersa una sistematica attività di sottrazione all’imposizione tributaria di ingentissime somme di denaro che venivano reinvestite in operazioni commerciali ed edilizie. Ciononostante sia l’imprenditore, sia la sua famiglia, non avrebbero dichiarato l’esistenza di alcun reddito tra il 1993 e il 2021 a dispetto dell’imponente disponibilità finanziaria.

Sempre nel 2017 fece rumore l’arresto di un bancario faentino il cui ruolo, secondo l’accusa, sarebbe stato quello di ripulire i soldi sporchi della camorra e per questo fu chiamato a rispondere di associazione per delinquere e riciclaggio.