Ravenna, 30 settembre 2023 - La risposta dal tribunale è arrivata nel primo pomeriggio di ieri. E le conseguenze si sono materializzate nel giro di un paio d’ore: l’ambulatorio del veterinario 50enne Mauro Guerra è stato posto sotto sequestro. Il provvedimento, applicato dalla polizia locale, è scattato in ragione della decisione del riesame - presieduto dal giudice Cecilia Calandra - di dare seguito a quanto già deciso dalla Cassazione nel novembre 2021: in quell’occasione la Suprema Corte aveva annullato l’ordinanza di dissequestro dell’ambulatorio di via Pile a Sant’Antonio decisa a Ravenna da un precedente riesame del 26 maggio 2021.
Là dentro insomma Guerra da oggi non potrà esercitare: dovrà visitare a domicilio o individuare un’altra struttura idonea. Mentre dal punto di vista legale, l’unica strada percorribile è quella della Cassazione.
Alla vista degli agenti, il 50enne ha accusato un lieve malore sottolineato anche dai presenti, tra familiari e alcuni suoi sostenitori accorsi non appena saputo quanto stava accadendo. Tanto che sul posto è intervenuta un’ambulanza: poi ripartita senza il veterinario quando il medico a bordo ha verificato le sue condizioni. Guerra, a tratti in lacrime e a tratti non incline a dare per legittimo quanto stava accadendo, ha inteso anche farsi assistere dal suo legale.
Per il 50enne si tratta della terza grana in poche settimane, a partire dalla radiazione decisa a maggioranza dal suo Ordine e subito impugnata tanto che non è esecutiva (Guerra può cioè esercitare in attesa dell’appello). Inoltre una decina di giorni fa - in seguito a sua richiesta di giudizio immediato - è partito il processo a suo carico in relazione alla vicenda che gli è costata, oltre al titolo professionale, il sequestro di ieri.
O meglio : il ripristino del sequestro. Perché la misura era stata disposta il 3 maggio 2021 attraverso un decreto emesso dal gip Andrea Galanti su richiesta del pm Marilù Gattelli. E, al netto del primo riesame, era stata mantenuta per la sola stanza del miele. Il pm aveva allora fatto ricorso per Cassazione lamentando un’erronea applicazione della legge penale e ricordando che già il gip aveva motivato "ampiamente e approfonditamente", affrontando tutti i requisiti legati all’adeguatezza e alla proporzionalità della misura. Per quanto riguarda il nocciolo della vicenda, già il primo riesame aveva precisato che l’accusa, così come formulata in prima battuta, reggeva su tutto: sul maltrattamento di animali, sull’uccisione ingiustificata di alcune bestiole, sullo smaltimento illecito di rifiuti, sull’errata custodia di taluni farmaci e pure sulla falsificazione delle etichette per i vaccini. Gli indizi insomma c’erano. Anche l’ipotesi di uccisione di animale - e cioè di eutanasia senza adeguato accertamento diagnostico - reggeva. Dopotutto nella perquisizione del 9 dicembre 2020, all’ambulatorio era stata trovata "documentazione riferibile all’acquisto di grandi e ingiustificate quantità" di farmaci come "utilizzabili per l’eutanasia – non corrispondenti in proporzione ad anestetici e antinfiammatori". Da parte sua Guerra ha sempre difeso il proprio operato e i suoi sostenitori l’hanno sempre definito "amante degli animali". Di fatto per lui ora la strada si fa ancora più in salita.