Separazione carriere. L’Anm è contraria:: "Il pm è un magistrato non un superpoliziotto"

L’intervento di segretaria e presidente della sezione di Ravenna: "I sistemi dove esiste effettiva separazione, vedi gli Stati Uniti, sono profondamente diversi dai nostri e decisamente meno garantisti".

Separazione carriere. L’Anm è contraria:: "Il pm è un magistrato non un superpoliziotto"

Separazione carriere. L’Anm è contraria:: "Il pm è un magistrato non un superpoliziotto"

"Il rischio è di avere minori garanzie per il cittadino".

I due rappresentati della sezione di Ravenna della Anm (associazione nazionale magistrati), non hanno dubbi su una riforma che ha monopolizzato buona parte del dibattito politico e non solo: la separazione delle carriere. Raffaele Belvederi, presidente di sezione dell’Anm, ora è pm ma in passato è stato anche giudice. Elena Orlandi, segretaria di sezione, è giudice civile.

Cosa implicherà la riforma?

Orlandi: "Due Csm, consigli superi della magistratura, separati: uno per la magistratura giudicante e uno per la requirente. Una scelta di carriera irreversibile insomma: il passaggio invece è opportunità di crescita".

Perché siete contrari?

Orlandi: "Perché riteniamo che il fatto che pm e giudice abbiano la stessa formazione culturale, implichi una maggiore tutela per i cittadini sotto il profilo delle garanzie. Il pm del resto non è un avvocato dell’accusa: temiamo che sull’onda dei sistemi anglosassoni, si possa andare verso tale direzione. Ma non pensiamo affatto che il pm sia solo quello che va alla ricerca delle condanne. L’esempio arriva dal collega Belvederi: giudice del dibattimento, gip e ora pm".

Belvederi: "Nel settore privato il fatto di svolgere diverse mansioni in carriera è incoraggiato dalle aziende perché comporta maggiore preparazione e apertura mentale. Non si capisce allora perché lo stesso concetto non debba valere per i magistrati, professionisti preparati che hanno prestato un giuramento nel rispetto della Costituzione".

La funzione di giudice in cosa crede l’abbia avvantaggiata nel lavoro che ora svolge in procura a Ravenna?

Belvederi: "Mi ha aiutato a comprendere meglio come funziona un processo e ad adottare di conseguenza nel modo migliore scelte quali la richiesta di archiviazione. Oppure, nel corso dell’indagine, a prestare particolare attenzione agli elementi fondamentali per il sostegno della causa davanti al giudice".

Quante volte è possibile ora il passaggio di funzione?

Belvederi: "Una sola volta in carriera e cambiando regione, come stabilito dalla riforma Cartabia".

Con la nuova riforma, chi andrebbe al Csm?

Belvederi: "In parte membri laici sorteggiati da un elenco formato dal parlamento: quindi con forte imprinting politico. È in parte magistrati estratti a sorte".

Orlandi: "Cioè il caso deciderebbe la composizione di un organo costituzionale...".

Belvederi: "È evidente che ciò aumenterebbe l’influenza politica. Stessa cosa per l’alta corte disciplinare, organo che si occuperebbe degli illeciti disciplinari e che sarebbe fortemente influenzato dalla politica".

Cosa direbbe ai tanti avvocati che invece sono per la separazione delle carriere?

Belvederi: "Che i sistemi dove esiste effettiva separazione, vedi gli Usa, sono profondamente diversi dai nostri e decisamente meno garantisti: è impossibile che un pm chieda l’assoluzione o svolga indagini anche a favore dell’indagato. Inoltre un verdetto di colpevolezza, alle volte anche alla pena capitale, è espresso da una giuria senza motivazione. Da ultimo le sentenze sono immediatamente esecutive".

Perché crede che i cittadini dovrebbero interessarsi al vostro appello?

Orlandi: "Questa non è una battaglia corporativa: la facciamo nell’interesse dei cittadini perché noi riteniamo che il sistema attuale sia maggiormente garantista: il pm è un magistrato e non un superpoliziotto. C’è il rischio di un assoggettamento del pm al potere politico".

Belvederi: "Ritengo che probabilmente il ceto forense, sostenendo questo tipo di riforma, fatichi a percepire i rischi, anche se la riforma fosse attuata in modo tale da garantire l’indipendenza del pm".

Orlandi: "I problemi della giustizia non li neghiamo: le risorse umane e materiali sono scarse. E poi ci sono l’emergenza carceri e la lunghezza dei processi: concentriamoci su quelli, sono gli interessi dei cittadini. In sintesi, giustizia di qualità in tempi ragionevoli"

Belvederi: "L’accertamento dei reati è sempre più difficile e la richiesta di giustizia è tanta. Vorrei fare un invito a chi legge: di informarsi e, se possibile, di venire a vedere i processi penali che sono aperti al pubblico: uno spaccato dell’impegno profuso tutti i giorni dai magistrati italiani".

Andrea Colombari