La decisione del Comune di trasferire in via sperimentale almeno una parte dei pavoni di Punta Marina, nasce dalla constatazione che sono diventati troppi e che non tutti sono più disposti alla convivenza. C’è chi si lamenta perché se li trova in cortile, perché sporcano, creano danni, beccano dappertutto, sono rumorosi. È legittimo che un cittadino possa non volere nel suo giardino i pavoni. Questo non significa ricorrere per forza a una soluzione cruenta, come qualcuno temeva. Il trasferimento potrebbe essere un’ipotesi, di sicuro non si può lasciare tutto com’è adesso, perché solo rispetto al passato più recente il numero è cresciuto a dismisura.
La questione dei pavoni mette in evidenza un fenomeno che sul nostro territorio è decisamente frequente: quello della presenza di specie non autoctone che vengono portate, liberate, si riproducono eccessivamente fino a diventare ingestibili. Ci sono le nutrie, i daini, ora anche i pavoni. Un compromesso senza dubbio bisognerà trovarlo, che salvaguardi l’incolumità degli animali, ma anche i diritti dei cittadini. Questi fenomeni vanno gestiti, e gestiti in tempo, per evitare che diventino ingovernabili e portino all’esasperazione, al punto da diventare prioritari rispetto a questioni che meritano ben più approfondite riflessioni. Insomma è assurdo che quasi quasi a Punta si preferisca parlare di pavoni piuttosto che di rigassificatore.