Da 980mila euro a 1 milione e 800mila. Nel 2022, principalmente nei primi mesi dell’anno in cui la guerra era appena iniziata – il dato arriva fino a settembre, ovvero fino all’inizio del nuovo anno – per scaldare gli istituti superiori del Ravennate la Provincia ha speso il doppio rispetto al 2019. Ora, di fronte a una prospettiva di lacrime e sangue, l’ente ha chiesto ai dirigenti di fare attenzione e ha riorganizzato alcuni aspetti logistici per risparmiare il risparmiabile. "Ma non abbiamo diminuito le attività – ci tiene a specificare Maria Luisa Martinez, consigliera provinciale con delega a Istruzione, Edilizia scolastica e Patrimonio – perché quelle vanno fatte, incluse quelle pomeridiane che non sono didattica in senso stretto ma che permettono ai ragazzi di aumentare conoscenze e competenze".
Si è cercato quindi di gestire diversamente le attività, con un nuovo occhio al risparmio energetico (e al portafoglio). La Provincia ha già incontrato i dirigenti scolastici per parlare del tema: "Con loro abbiamo condiviso la possibilità di organizzare le attività in un modo che consenta qualche risparmio – prosegue Martinez –. Abbiamo trovato molta collaborazione, i dirigenti hanno cercato di venirci incontro in tutti i modi per razionalizzare l’energia. Abbiamo definito un orario ben predisposto per le attività, compresi i pomeriggi. Non avevamo mai messo vincoli, ma abbiamo detto alle scuole che ora è il caso di fare un calendario che tenga conto delle nuove esigenze, cercando di non togliere attività per i ragazzi perché quelle sono importanti e indispensabili". Al contrario si è cercato di agire con orari ’condivisi’: ad esempio concentrando le attività pomeridiane di più classi o gruppi di studenti in contemporanea, accendendo così il riscaldamento una volta sola. "Ci sono scuole che, essendo ampie, hanno più caldaie che riscaldano zone diverse – aggiunge Martinez – e abbiamo chiesto loro di collocare tutte le attività pomeridiane nella stessa ala dell’istituto, così da accenderne una sola". Discorso a parte per consigli di classe e collegi docenti, che ovviamente si svolgono sempre di pomeriggio: "Si tratta di attività straordinarie – prosegue la consigliera – e in quel caso la scuola deve fare la richiesta alla Provincia. Prima semplicemente ci comunicava che accendeva il riscaldamento, e noi non entravamo nel merito del motivo: le disponibilità economiche c’erano, era diverso".
Del resto le bollette si fanno sentire. "Quest’anno abbiamo speso il doppio del 2019, e il dato non comprende gli ultimi rincari di cui tanto si discute – dice Martinez –. Speriamo che si arrivi a una situazione più gestibile. I Comuni spengono i lampioni, noi non possiamo arrivare a situazioni che sarebbero fuori da tutti i nostri obiettivi di formazione e inclusione. Vediamo di lavorare insieme per arrivare a una razionalizzazione e a un risparmio, con una migliore gestione dell’energia senza comprimere o reprimere le attività scolastiche".
Sara Servadei