Per mesi ha dovuto parcheggiare l’auto a centinaia di metri da casa per evitare di ritrovarsela imbrattata di feci o peggio ancora rigata. Fino a che, su consiglio dei carabinieri, ha montato una telecamera sulla sua vettura. Ed eccolo immortalato il responsabile di almeno un imbrattamento datato 30 marzo scorso: il vicino di casa, un ultra-settantenne carabiniere in pensione con il quale c’erano stati attriti legati ai latrati di un cane. E che, dopo un decreto penale di condanna per imbrattamento pari a 650 euro di ammenda, verrà ora chiamato a risarcire il danno, sia patrimoniale che morale, davanti al giudice di Pace di Lugo. Perché è stata proprio la città del Pavaglione a fare da contesto a questa singolare vicenda.
Scuote la testa la donna diventata bersaglio degli imbrattamenti, una ultra-cinquantenne. Accanto a lei il marito che l’ha sostenuta nell’intero percorso fino alla svolta delle telecamere. "Ora sono diventata più forte ma sono stati cinque mesi di inferno. Ho avuto paura, sono andata pure da un medico per disturbi da stress e insonnia".
La sua auto, un’utilitaria, ha cominciato a trovarsi al centro di danneggiamenti nell’antivigilia del Natale 2023. Giusto una decina di giorni prima - esattamente il 12 dicembre 2023 -, lei e il marito marito, attraverso il loro legale Giacomo Foschini, si erano rivolti tramite diffida al vicino del piano di sotto - l’ultra-settantenne appunto - per lamentare il fatto che il cane di grossa taglia abbaiasse continuamente anche nelle ore del riposo. "Suppongo che fosse perché non veniva portato fuori abbastanza". Di fatto dopo la diffida, "per una parte della giornata il cane si acquieta: però da quel giorno inizia un vero e proprio incubo, un calvario".
Solo un caso oppure no? Occhio di bue puntato sull’utilitaria: formalmente dobbiamo precisare che sono ’mani ignote’ quelle che cominciano a prenderla di mira: "Me la ritrovavo danneggiata ogni 15 giorni: con graffi, ammaccature o con la fiancata rigata. Ho dovuto riverniciare tutto, ho speso più di 3.000 euro!".
E allora su suggerimento dei carabinieri "dai quali in quel periodo sono andata spesso", ha iniziato a spostare la vettura. Tutto ancora contro ignoti: "Mi spiegarono che senza testimoni e senza elementi, non si poteva agire: ma che era chiaramente un dispetto, una ripicca. E per un paio di mesi, me la sono ritrovata danneggiata almeno quattro volte". Cambiarle di posizione non serviva: "La mettevo a distanza di seicento, settecento metri... ma niente: c’erano ancora gli imbrattamenti animali. Pensi che in occasione di una denuncia, l’avevo messa a 800 metri da casa".
A un certo punto dai militari giunge il consiglio che si rivelerà vincente: una dash cam, ovvero una piccola videocamera da installare sulla propria auto e su quella del marito per vedere che accade. "Ma eravamo inesperti di quelle tecnologica. E comunque fino all’arrivo delle telecamere, la mia auto si è ritrovata sempre" nel mirino. La svolta il 3 aprile scorso: "Vado e di nuovo la trovo piena di feci. Però questa volta c’era la dash cam...Mio marito dalle 14.30 fino alle 18.15 si guarda tutto finché lo trova!". Nel filmato in questione si vede chiaramente l’uomo che si avvicina alla vettura, svuota le feci sul parabrezza e ritrae velocemente la mano per poi sparire dall’inquadratura. "Era imbratta ovunque. Prima di arrivare alla dash cam, avevamo cercato di parlargli: ma ci dirottava al proprietario dell’appartamento. È lui peraltro che ci disse di essere un carabiniere pensionato. Quando mio marito realizzò che c’era proprio la sua faccia nel video, lo ha affrontato: tutti i vicini hanno visto e si sono liberati un po’: sì, perché alcuni si erano ritrovati diverse volte feci messe nei loro cestini dopo lo svuotamento".
Una sorta di possibile resa dei conti; e con quel filmato "andiamo in caserma: i carabinieri esultano perché ora avevano in mano la prova. Depositiamo il filmato assieme alla denuncia, poi loro mandano tutto in procura". In quanto a quel vicino, "la mattina dopo alle 7.30 me lo sono beccato a un chilometro e gli dico: ’da oggi la mia auto sosta in un parcheggio pubblico e guai a te se la tocchi ancora! Il video adesso è in procura’". In seguito "lo abbiamo sentito urlare in casa: per lui si trattava di un fotomontaggio...". Il decreto penale di condanna è storia recente: adesso sul piatto c’è la questione risarcimenti da definire. "Dai carabinieri andavano fino a quattro giorni la settimana. C’era un ragazzo che mi diceva: ’la capisco, ha paura?’. Sì, rispondevo, perché l’auto era a 800 metri e ancora" era finita nel mirino. "Ora la parcheggio davanti a casa" di quel vicino. "Ora sono diventata più forte, ma sono stati 5 mesi di inferno".
Andrea Colombari