REDAZIONE RAVENNA

"Sanremo, pochi nomi indipendenti"

Giordano Sangiorgi, patron del Mei di Faenza, sul Festival: "Si poteva osare di più con artisti giovani"

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Sanremo. Un festival che mantiene intatta la propria identità nazional-popolare e che quest’anno, per quanto riguarda il background degli artisti, avrà un taglio più tradizionale rispetto allo scorso anno. Se l’Emilia-Romagna può ritenersi ben rappresentata dalla partecipazione di Gianni Morandi e Laura Pausini, lo stesso, secondo Giordano Sangiorgi, patron del Meeting delle etichette indipendenti, non si può dire per quanto concerne il settore musicale indipendente.

Sangiorgi, in questo Festival di Sanremo mancherà un po’ di spinta innovativa?

"Diciamo che in questa edizione si torna agli schemi più tradizionali. Forse si poteva dare più spazio ai giovani, anche fra gli ospiti. Lo scorso anno Amadeus è stato coraggioso: ha rimesso al centro la musica ed è riuscito a stupire tutto il settore indipendente. Stavolta, forse, le vecchie lobby sono intervenute maggiormente".

Ma anche Baglioni mise la musica al centro, o no?

"Credo sia stato un festival ’Baglioni-centrico’ quello da lui diretto. Ho apprezzato di più quello di Gianni Morandi"

Che tornerà sul palco dell’Ariston da artista. E ci sarà anche Laura Pausini: da emiliano-romagnolo è soddisfatto?

"Siamo rappresentati alla grandissima. Sono soddisfatto per la presenza della Pausini perché è una bandiera importante del nostro territorio e porta beneficio anche al Mei".

E, al di la dei nomi conosciuti, per quanto riguarda gli indipendenti?

"L’unica spinta è Giovanni Truppi, una bandiera. Ha un percorso simile a quello di Motta. Ho sentito il giudizio sulle canzoni e ce ne sono di buone e di qualità, ma tutte nell’ambito del mainstream".

Quali saranno i risvolti per tutti i musicisti che non hanno una major alle spalle?

"Ma diciamo che oggi, per fortuna, si può emergere al di là di Sanremo. Certo, il Festival resta centrale, ma c’è un ampio mercato a cui si arriva senza passare da lì. Sanremo andrà seguito anche per capire gli umori di una parte del Paese, raccontati attraverso la musica".

Il Festival resta comunque il centro della musica italiana?

"È la vetrina d’Italia per quanto riguarda il costume. Un po’ come la Nazionale di calcio. Se l’Italia va in finale la seguono tutti: così è Sanremo. Viene visto da milioni di persone che magari non seguono sempre la musica, quindi è un contenitore che deve soddisfare tutti".

Si aspetta qualcosa in particolare da questa edizione del Festival?

"L’anno scorso i giovani si sono avvicinati a Sanremo rimarcando ulteriormente il grande ruolo che ha la musica indipendente. Quindi mi aspetto, al di là delle partecipazioni, che il Festival possa soddisfare i gusti delle nuove generazioni. Inoltre, quest’anno Sanremo si svolgerà in un periodo in cui l’80 per cento del settore è fermo, in un lockdown obbligato. Mi auspico che si vogliano ricordare tutti gli artisti, i tecnici e i lavoratori dello spettacolo che al momento non possono lavorare. Solo con le restrizioni di Capodanno si è perso il 20 per cento del fatturato del settore. Speriamo che arrivino adeguati risarcimenti".

Per tornare a Faenza: a che punto siamo con la convenzione del Mei?

"Ci siamo incontrati col sindaco e il vicesindaco e abbiamo parlato con i rappresentanti del territorio, della Regione e del parlamento. Ognuno ha confermato che il Mei va assolutamente rafforzato, tutto l’anno a diversi livelli. La convenzione dovrebbe rinnovarsi con questa prospettiva. Siamo anche in contatto con due realtà istituzionali importanti per il 25ennale del marchio".

Damiano Ventura