Interviene sulla sanità, in particolare sulle liste d’attesa, Michela Guerra, candidata per le regionali nella lista Civici con de Pascale Presidente. "Rappresentano un problema annoso e complesso, – dice Guerra – anche in una regione avanzata come l’Emilia-Romagna, spesso riconosciuta come una delle più virtuose nel fornire dati al ministero della Salute per le statistiche nazionali". Tuttavia, la raccolta di queste informazioni, sottolinea la candidata, in tutta Italia presenta enormi lacune. "I dati utilizzati per calcolare i tempi di attesa – prosegue – si basano esclusivamente sulle prestazioni prenotate con i Cup telefonici, escludendo quelle effettuate agli sportelli, in ospedali e farmacie. Il quadro allora è parziale e non riflette la realtà delle attese". Inoltre, prosegue, vi è incertezza anche nel determinare con precisione il momento in cui l’attesa inizia e si dovrebbe cominciare a misurare. In teoria, dovrebbe essere il momento in cui il paziente si rivolge per la prima volta ad un operatore per prenotare una visita. Tuttavia, spesso il processo viene interrotto o rimandato per la mancanza di disponibilità della prestazione, di quella prima chiamata non resta traccia.
Guerra sottolinea l’importanza di educare i cittadini a uno stile di vita sano. Migliorare la qualità della vita significa, nel lungo termine, ridurre il numero di persone che necessitano di cure specialistiche.
"Uno degli aspetti centrali – spiega la candidata – è la necessità di rivedere la programmazione dell’offerta sanitaria, che attualmente si basa su dati storici non aggiornati. La gestione delle risorse sanitarie deve essere allineata ai bisogni reali della popolazione, con un’attenzione particolare alla distribuzione territoriale e alle caratteristiche demografiche. La programmazione non può più essere frammentaria e basata su necessità del momento, ma deve essere il risultato di una pianificazione precisa, che tenga conto anche delle nuove sfide demografiche e sanitarie".
Michela Guerra evidenzia, infine, anche in base alla sua esperienza nel sistema, la necessità di una "verifica rigorosa dell’appropriatezza delle prestazioni sanitarie, a tutti i livelli e specialmente quelle fornite dai privati accreditati della regione che, rimborsati con tariffe bassissime dal Servizio Sanitario Nazionale per gli esami e le visite ambulatoriali, potrebbero essere indotti a fare cassa promuovendo per lo stesso paziente altri accertamenti successivi, che talvolta potrebbero non essere necessari".