REDAZIONE RAVENNA

Romagna, in alto i calici: "I nostri vini di qualità. Ma c’è molto da fare per la promozione"

Daniele Longanesi, dell’omonima azienda agricola di Bagnacavallo, produce il noto Burson ed è presidente del consorzio ‘Il Bagnacavallo’ "Siamo già piccoli, non dobbiamo spezzettarci ancora di più".

Daniele Longanesi, dell’omonima azienda agricola di Bagnacavallo, produce il noto Burson ed è presidente del consorzio ‘Il Bagnacavallo’ "Siamo già piccoli, non dobbiamo spezzettarci ancora di più".

Daniele Longanesi, dell’omonima azienda agricola di Bagnacavallo, produce il noto Burson ed è presidente del consorzio ‘Il Bagnacavallo’ "Siamo già piccoli, non dobbiamo spezzettarci ancora di più".

Il vino è il prodotto agroalimentare italiano più esportato nel mondo, considerato patrimonio del ‘made in Italy’. Nessun altro Paese vitivinicolo dispone infatti della ricchezza di varietà di uve dell’Italia. La Romagna non è da meno, dopo anni di duro lavoro ha raggiunto un’ottima qualità, come messo in evidenza da gran parte dei produttori presenti a ‘GiovinBacco’ a Ravenna. Ma c’è ancora molto da fare a livello di promozione. A parlarne è Daniele Longanesi, dell’omonima azienda agricola di Bagnacavallo dove si produce l’ormai noto Burson, etichetta blu e nera, nato da una felice intuizione di Antonio Longanesi. Longanesi è anche il presidente del Consorzio ‘Il Bagnacavallo’, nato nel 1997 per la valorizzazione dei prodotti tipici del territorio.

Cosa manca alla Romagna per riuscire davvero a fare boom oltre regione?

"Probabilmente i soldi per una grande campagna promozionale come territorio nel suo complesso. Siamo ancora al punto che si commercializzano i colli faentini piuttosto che quelli riminesi, ma dobbiamo farci conoscere come Romagna. Siamo già piccoli, non dobbiamo spezzettarci ancora di più".

Può ‘tradurre’ il ragionamento in termini numerici?

"Nel nostro territorio, gran parte delle aziende vinicole produce circa 10mila bottiglie all’anno. Difficile competere con aziende del Veneto o del Friuli Venezia Giulia che sono capaci di fare 300mila bottiglie di Prosecco".

Per non parlare poi della Toscana…

"Sì. Una regione che ha avuto la fortuna di far innamorare inglesi e americani. Chi è venuto in vacanza, poi è tornato, magari ha comprato casa, e di certo ha dato un contributo fondamentale a far conoscere i migliori prodotti del posto".

Alla Romagna dunque non manca nulla in termini qualitativi?

"No. La nostra regione ha vini superbi a prezzi, fra l’altro, molto interessanti e competitivi. Come detto, ci manca ‘solo’ la promozione perché non ci conoscono abbastanza non solo oltre confine, ma anche fuori regione, per quanto riguarda il vino".

Eppure abbiamo la ‘riviera adriatica’ che tutti conoscono…

"Sì, ma ormai non si può più vivere del passato, bisogna ripensarla altrimenti fra poco non se la ricorderà più nessuno. La verità è che ormai la riviera è ‘cotta’. Anche a causa dei fenomeni climatici estremi, quest’anno non si è visto nessuno se non in occasione di eventi internazionali. A spostare i flussi turistici si fa presto, bastano clima avverso, strutture obsolete e, va detto, il mare più brutto d’Italia. Si può sopperire con grandi eventi culturali, enogastronomici e di intrattenimento".

Come mai, come tanti produttori lamentano, non si trovano vini romagnoli nei ristoranti della riviera?

"Non c’è motivo oggi. Una volta ci poteva stare perché eravamo indietro, ma oggi abbiamo prodotti di eccellenza che aspettano solo di essere conosciuti e apprezzati".

Roberta Bezzi