
Roberto Minguzzi: "Ero il re delle spazzole". La sua batteria accompagnò i più grandi
A dieci anni,quando era in collegio all’istituto Morelli, era l’incubo delle suore perché per lui qualunque pentola diventava una batteria e le posate erano le bacchette: Roberto Minguzzi manifestò ben presto il proprio talento e a 16 anni entrò a far parte dell’orchestra ‘Berardi’ che ogni sera si esibiva alla Lanterna a Marina Romea e le ragazze francesi in vacanza impazzivano per quei sei giovani. Il grande salto avvenne nel 1966 con l’orchestra Fenati: per tre anni sempre in tv, un’esibizione di 15 minuti e fu la proiezione nel firmamento musicale con serate da inizio a fine anno, in tutta Italia. Domenico Modugno, Al Bano, Nico Fidenco, Patty Pravo, Giorgio Gaber e poi Giorgio Consolini, Nilla Pizzi sono solo alcuni dei grandi cantanti di quel tempo che va dagli anni 60 ai primi anni ottanta che si sono esibiti ritmati dal batterista ravennate. Che da un po’ ha appeso le bacchette al chiodo, ma se lo chiamano per dare allegria agli anziani nei centri sociali, si precipita "perché con la musica si resta giovani nella testa".
La chiamavano ‘il re delle spazzole’!
"Già, perché a me piaceva utilizzarle al posto delle bacchette. Quanto tempo è passato, che anni roboanti quelli! Io ho cominciato nel ‘58, la gente aveva voglia di ascoltare musica, divertirsi, i giovani sapevano di avere un avvenire davanti, mica come oggi… Anni irripetibili".
Quanti anni aveva?
"Sedici e le spiego come ci arrivai. Dopo la licenza media feci un anno all’Iti poi andai a lavorare, in un’impresa edile…avevo chiesto alla mamma come fare per comperare una batteria e lei mi disse che me la dovevo guadagnare… Il destino volle che stessimo costruendo una casa in via Vincenzo Monti, il proprietario era Franco Manzetti, all’epoca era il miglior batterista del mondo, volle sapere perché facessi il muratore, così giovane e gli parlai della batteria e lui si illuminò, mi diede lezioni, due giorni alla settimana…Per Manzetti ero ok, così smisi di fare il muratore e nell’estate del ‘58 entrai nell’orchestra di Franco Berardi. Eravamo in sei, tutti giovani".
Dove vi esibivate?
"Alla Lanterna, a Marina Romea. Il dancing era stato costruito ancor prima dell’abitato perché c’erano già i campeggi e ci andavano molte ragazze francesi. Sorgeva al bivio fra viale Italia e viale delle Palme. Il nostro cantante era Loris Piccinini che poi con Gianni Triossi fondò i Da Polenta. Che serate memorabili!"
Quale musica, quali brani?
"Romantici soprattutto, e poi molte canzoni francesi, quanto Aznavour… per via delle ragazze che venivano ad ascoltarci… Al Lanterna facemmo una stagione, poi l’orchestra si sciolse e io andai con Nevillo Camporesi, di Meldola e per 4 anni feci musica romagnola, ma non era proprio per me…".
Prima di proseguire, torniamo indietro negli anni.
"Il babbo, Abramo, non l’ho conosciuto, è morto nel ‘44 per una ferita di guerra, quindi la famiglia, pensi che ero l’ultimo di sei figli, l’ha tirata avanti la mamma Clementina, lei era operaia alla Fabbrica della Tela Juta, sul Candiano. Anche per questo ho frequentato le elementari all’Istituto Morelli, in collegio praticamente, come orfano di guerra, non le dico le sgridate delle suore per le pentole usate come casse…le medie invece le ho fatte alla Guido Novello. Poi a 15 anni sono andato a lavorare".
Torniamo alla musica, come incontrò Giovanni Fenati, bagnacavallese all’epoca notissimo? "Ero a San Martino in Strada, una serata con l’orchestra Camporesi; si avvicinò un signore e mi disse che Fenati stava cercando un batterista e che io probabilmente ero la persona giusta. Andai subito a trovarlo, in treno, lui, abitava già a Bologna. In casa c’erano lui e il padre, il grande Anselmo, direttore d’orchestra. Anselmo si mise al piano e cominciò a suonare e io lo accompagnai. ‘Questo ragazzo fa per te’ disse al figlio e così divenni il batterista dell’orchestra Giovanni Fenati. Era il 1966".
Fenati era spesso alla Tv, sul secondo canale.
"Per tre anni dal ‘66 al ‘68 c’era un programma fisso, ‘Quindici minuti con Giovanni Fenati’. Furono tre anni memorabili, ho imparato tanto, Fenati era un maestro eccezionale e ho conosciuto i protagonisti e il mondo della musica e della televisione dall’interno. E poi ho girato tutta l’Italia, da maggio a ottobre al Sud, soprattutto Sicilia, Calabria e Puglie, non c’era festa paesana che non ci fossimo anche noi, e in inverno le sale da ballo al nord".
Era tempo di musica vecchia e nuova!
"Già, ritmi italiani e americani, molto swing che si adattava benissimo alle spazzole, tanto twist appena importato dagli Usa, ho conosciuto perché cantavano con noi alle serate, Nico Fidenco, Nicola Di Bari, Domenico Modugno, che fine persona, modesto, venne a congratularsi con me! E poi Giorgio Consolini, Nilla Pizzi, Patty Pravo, Giorgio Gaber, Gorni Kramer, grande pianista e tanti altri".
Mi dica di Gaber…
"Fine anni Settanta in via Cavour mi sento chiamare…’Ohi, batterista di Fenati…!’. Era Gaber, era a Ravenna per uno spettacolo all’Alighieri. Lo presi a braccetto e lo portai al Mausoleo di Galla Placidia ad ammirare il cielo stellato. Rimase estasiato e una volta usciti gli spiegai perché l’avevo portato lì… Perché quel cielo stellato in mosaico aveva ispirato Cole Porter a comporre la famosissima Night and Day. Erano gli anni 30, lui era in Italia in viaggio di nozze con la moglie. A Ravenna, lo scrive lui in un libro, visitando Galla Placidia e guardando quel cielo fu ispirato, si precipitò in una osteria lì vicino e su un pezzo di carta gialla, quella antica per gli alimenti, scrisse di getto Night and Day! Pensi che tempo fa suggerii all’assessore allo sport di fare di quel cielo stellato il logo da mettere sulle maglie dei giocatori delle società ravennati, calcio, pallavolo, basket... Disse che era una bella idea, ma non se ne fece nulla…" Poi a fine ‘69 l’esperienza con Fenati si conclude… "
E ne approfittai per un, diciamo esame di coscienza. La premessa fu che a dicembre del ‘71 mi ero sposato, con Rita Maria Augusta Cortesi, e fra il ‘72 e il 1981 sono nati Francesco, Laura e Paolo…e poi cinque nipoti, Giorgia, Marika, Alessia, Gineva, Alice...Dicevo della riflessione: un giorno a Roma, al palazzo della Rai, incontrai due orchestrali che cappello in mano chiedevano un lavoro. Fui fulminato, mi sarei potuto ridurre anch’io così? Feci domanda e come orfano di guerra fui subito assunto come impiegato amministrativo in una scuola media, a Ravenna".
Ma non lasciò la musica!
"No, diventò il secondo lavoro, con l’orchestra Fariselli. Con grandi sacrifici perché si suonava fino a tardi, rientravo all’alba e alle 7.30 dovevo essere a scuola! Con Fariselli sono rimasto per 17 anni, nel 1990 mi chiamò Eugenia Foligatti con cui ho suonato due anni, quindi cinque anni con ‘I cinque latini’, poi il Clan 33 di Faenza e infine l’orchestra di Gianluca Berardi. Nel 2010 ho detto basta. Dal 2002 poi ero in pensione dalla scuola".
Però suona ancora, se capita. "Certo, suonare mantiene giovane la mente! In genere vado quando mi chiamano per dare un po’ di allegria e di musica agli anziani, non posso dire di no!".