La richiesta di messa in sicurezza dei quartieri colpiti dalle alluvioni di maggio è una delle più comuni da parte dei cittadini colpiti dalla violenza delle acque. C’è però anche chi chiede che il quartiere in cui attualmente vive sia dichiarato inabitabile, e riclassificato ad area riservata agli allagamenti.
E’ quanto succede a Riolo Terme: dalla cittadina appenninica è stata infatti inviata da una famiglia una lettera al presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini e al commissario per la ricostruzione Francesco Paolo Figliuolo, nella quale una famiglia di residenti di via Fornace chiedono che il loro quartiere smetta semplicemente di essere tale: "Dal 2014 al 2 novembre di quest’anno abbiamo subito quattro alluvioni. Dalle prime due ci siamo risollevati con le nostre forze, ma dall’alluvione devastante del 17 maggio e da quella del 2 novembre siamo stati messi in ginocchio. La nostra è una casa ormai svuotata di tutto, dai mobili agli elettrodomestici ma, soprattutto, privata dei nostri ricordi marciti insieme al fango. Una casa che ci vediamo costretti ad abbandonare come una liberazione, con un mutuo ancora da pagare. Il nostro problema non è sapere se e come ricostruiremo, bensì conoscere quanto tempo passerà da oggi alla prossima alluvione. Non ha più senso ricostruire qui".
Una posizione decisamente in controtendenza rispetto a quella di chi, ad esempio a Faenza, chiede la messa in sicurezza dei quartieri più vicini al fiume, dove nel frattempo sono tornate ad abitare migliaia di persone: anche i cittadini di via Fornace ci hanno provato, ma l’illusione è durata poco.
"Dopo l’alluvione del maggio scorso abbiamo tentato di rimetterci in piedi ma a novembre quel poco che avevamo cercato di ricostruire è stato di nuovo spazzato via. In questa zona di Riolo Terme non esiste futuro, esiste solo la disperazione di chi non vede una via d’uscita. Purtroppo, dal 2014 a oggi nessuno si è mosso: sappiamo solo che la nostra casa sorge in una zona a rischio".
"Quest’area – prosegue la lettera – si sta rivelando una cassa di espansione naturale: ogni volta che il fiume Senio è in piena le sue acque trovano sfogo qui. E questo ormai succede ogni volta che piove per due giorni di seguito, non a causa di un ciclone imprevedibile. In quest’area non dev’essere permessa la civile abitazione, non vogliamo ricercare colpevoli, a noi interessano le soluzioni. E la soluzione più giusta è lasciare quest’area al suo proprietario, cioè il fiume".
Continua la lettera: "Senza contare il fatto che, dopo quattro alluvioni, non sappiamo quanto siano stabili le strutture: un aspetto che le eventuali future decisioni del Commissario alla Ricostruzione dovrebbero prendere in considerazione. Immobili costruiti in zone pericolose e potenzialmente a rischio idrogeologico e strutturale dovrebbero essere evacuati. In Francia, dopo la tempesta Xynthia del 2010, il governo individuò le aree a rischio nelle quali vivevano gli abitanti che avevano subito i danni maggiori, creando le ‘zones noires’, nelle quali non doveva abitare anima viva. Noi cittadini che abitiamo in via Fornace a Riolo Terme chiediamo solo di vivere una vita dignitosa e in sicurezza, ma non in via Fornace, dove continueremo a essere a rischio della nostra incolumità indipendentemente dai lavori che verranno fatti".