di Paolo Casadio
Negli anni ’60 l’aria condizionata era un accessorio del tutto sconosciuto. S’aprivano i finestrini con la manovella, qualche auto addirittura li aveva divisi in due elementi apribili a slitta. Alcune vetture tra le più economiche – le 500, le Dyane e le iconiche 2cv - erano dotate di capote apribili e questo rappresentava il massimo del condizionamento. Nelle case si giocava con l’apertura notturna delle finestre per incamerare il fresco e, durante il giorno, serramenti chiusi e avvolgibili abbassati per far penombra, e l’apice del refrigerio lo si affidava a ventilatori rumorosi che facevano tanto effetto aeronautico, e guai ad avvicinare le dita: non esistevano protezioni di sorta. Nel frigorifero si mettevano le bottiglie di spuma a cui, nel bicchiere, s’aggiungevano cubetti di ghiaccio a volontà e via a gelarsi lo stomaco sinché non s’avvertiva un certo sciacquio interiore. S’andava al mare con le sedie pieghevoli, i termos destinati a sgocciolare, i tupperware con la pasta e i panini alla mortadella, le pesche e le bottiglie di trebbiano, ma la Cocacola – che pareva tanto una bevanda esotica – e il gelato si acquistavano al bagno, e bastavano spiccioli. I panini fragranti e profumati di cottura si compravano al forno e non erano di rivendita ma prodotti lì, nella notte appena trascorsa.
Al mare c’era sempre qualche morigerato padre di famiglia con la macchina fotografica che immortalava mogli e figlioli e spesso, per assoluto caso, nello sfondo transitava qualche procace figliola (s)vestita di quello stringato costume chiamato bikini. Questo però si sarebbe visto poi quando, a fine vacanza, si portavano al fotografo i famosi rullini da sviluppare. Le sere d’estate vedevano istituzioni ormai scomparse come i dancing, ovvero balere all’aperto dall’arredamento neppure essenziale: spartano. Tavolini, sedie cordonate, i portacenere di vetro marchiati Pepsi e qualche lampadina sospesa a cavi da bucato tirati tra i pini. Si capiva chi era agli ultimi giorni di vacanza dal rito delle cartoline, e la più ambita era quella che riportava un collage di immagini marine e il fantastico componimento "Al mare andai, a te pensai e questa cartolina ti mandai". Alle cartoline si incollavano i francobolli da leccare con la lingua, e il sapore agrodolce della colla si associava alla fine delle ferie. Era il sapore della felicità che terminava, ma allora nessuno lo sapeva.