Riciclaggio, bancarotta fraudolenta e sequestro di due milioni: tre arresti a Ravenna

Nel mirino della Guardia di Finanza di Faenza una società operante nel settore della fabbricazione e rigenerazione di cartucce e toner per stampanti

La Guardia di Finanza di Faenza ha scoperto un'attività illecita di una società ravennate: tre arresti

Ravenna, 7 ottobre 2024 – Tre arresti per riciclaggio, bancarotta fraudolenta e frode fiscale. Nel mirino una società ravennate con le tre persone che sono finite ai domiciliari e a cui sono stati sequestrati anche due milioni di euro.   

L’indagine svolta dalla Guardia di Finanza di Faenza, nei confronti di una società ravennate operante nel settore della fabbricazione e rigenerazione di cartucce e toner per stampanti. si è conclusa dunque con l’esecuzione degli arresti domiciliari per tre persone e con l’emissione di un sequestro preventivo per oltre due milioni di euro.

Le attività investigative svolte dalla Compagnia di Faenza e coordinate dalla locale Procura della Repubblica, hanno avuto inizio da un controllo fiscale nei confronti della società e hanno consentito – secondo gli investigatori – di smantellare un sodalizio criminale promosso da tre soggetti che hanno posto in essere numerose condotte illecite, dalla bancarotta fraudolenta alla frode fiscale, sino ad arrivare al riciclaggio e al reimpiego del denaro di illecita provenienza.

In particolare, le indagini sono state orientate a ricostruire una serie di operazioni societarie anomale (quali passaggi di quote sociali, distrazione di liquidità e di beni aziendali), nonché la reale esistenza dei crediti commerciali maturati anche nei confronti di imprese estere (Svizzera e Slovacchia) - risultati poi falsi - che il sodalizio presentava sistematicamente agli istituti di credito per ottenere l’anticipazione di liquidità.

Del denaro così incassato, circa 3 milioni di euro, sono state fatte quindi immediatamente perdere le tracce mediante pagamenti di fatture per operazioni inesistenti emesse da imprese fittizie riconducibili agli stessi indagati. Un sistema di frode, quello descritto, adottato addirittura sino a pochi mesi prima della sentenza dichiarativa del fallimento, che ha consentito agli indagati di dissipare una somma complessiva di oltre 5 milioni di euro in danno della massa dei creditori, tra i quali lo Stato, nei cui confronti la società aveva un’esposizione debitoria di circa 2 milioni di euro, fornitori e dipendenti.

La Compagnia di Faenza, pertanto, con l’esecuzione del provvedimento emesso dalla locale Autorità Giudiziaria, ha sottoposto agli arresti domiciliari i presunti autori dei reati e sequestrato disponibilità finanziarie, fabbricati e beni mobili, sui quali potranno farsi valere le legittime pretese dei soggetti danneggiati.