Ricatto con immagini hot a Faenza. Si cerca un 29enne ivoriano

Il giovane imputato per ricatto hot è latitante all'udienza. La polizia postale lo cerca per il processo che lo vede coinvolto in un caso di revenge porn ed estorsione. La donna misteriosa coinvolta resta un enigma.

Ricatto con immagini hot a Faenza. Si cerca un 29enne ivoriano

Ricatto con immagini hot a Faenza. Si cerca un 29enne ivoriano

All’appello del cancelliere manca solo lui. Particolare mica da poco visto che si tratta dell’imputato di questo ricatto con immagini hot. E così nell’udienza di ieri mattina davanti al gup Andrea Galanti (pm d’udienza era Angela Scorza), il giudice ha disposto le ricerche del giovane. Si tratta di un 29enne originario della Costa D’Avorio, senza fissa dimora e difeso dall’avvocato Nicola Babini. La polizia postale di Ravenna, la stessa che aveva fatto le indagini a suo carico, proverà a cercarlo fino alla prossima udienza fissata per fine novembre. Nel frattempo vi raccontiamo come, secondo gli inquirenti, è andata partendo dal contesto: un triangolo, anche se solo giudiziario. Perché lui, un faentino, è la parte offesa di un ricatto hot imbastito da lei, una donna presumibilmente italiana ma finora mai formalmente identificata. E sfociato in una richiesta di danaro i cui proventi sono finiti sulla carta prepagata dell’altro, il 29enne ivoriano appunto. E proprio per quest’ultimo, il pm Lucrezia Ciriello titolare del fascicolo aveva chiesto il rinvio a giudizio per le ipotesi di reato di revenge porn e di estorsione in concorso con persona al momento ignota.

Neanche a dirlo, il contesto al caso lo hanno offerto i social network. Siamo a inizio marzo dell’anno scorso quando la donna misteriosa riesce ad agganciare in via telematica il faentino. A quella richiesta di amicizia segue un fitto scambio all’apparenza d’intesa che sfocia in una videochiamata dai contorni privati. Così almeno pensa il faentino salvo scoprire di lì a poco le reali intenzioni della sua sedicente corteggiatrice: la donna vuole essere pagata, punto. A caldo gli chiede ben 7.200 euro per non divulgare il video della chiamata; la richiesta si riduce poi a 600 euro versati sulla carta risultata intestata all’ivoriano. Seguono altre richieste: ma evidentemente non vanno a buon fine. Intanto però come avvertimento, su un blog vengono pubblicati alcuni fotogrammi della videochiamata usata per il ricatto.

Il caso alla fine giunge sui tavoli della magistratura: l’identificazione del 29enne è rapida e semplice. Mentre la donna resta al momento un mistero: un nome lei lo aveva fornito, ma era certamente di fantasia. A questo punto si confida in un eventuale chiarimento da parte dell’ivoriano. Per venirne a capo, il giovane dovrebbe cioè spiegare il tipo di legame con la donna e quindi il suo ruolo nell’intera vicenda: se di testa di legno, di complice a tutti gli effetti o di ignaro cittadino straniero a cui era stata rifilata una grana a sua insaputa. In ogni caso, è altamente possibile che il 29enne il

giorno dell’udienza sia altrove; nell’evenienza, il giudizio a suo carico verrebbe sospeso, come ora prevede la legge per gli irreperibili.