Sono tornate dopo tre anni a brillare le luci delle torce delle guide speleologiche nella grotta del Re Tiberio, riaperta dopo il termine degli interventi di messa in sicurezza attuati dal 2019 a oggi, periodo venuto a coincidere con i ripetuti stop imposti dalla pandemia a queste e altre visite guidate.
Il percorso che porta alla grotta di Re Tiberio ha ora un nuovo accesso riservato ai visitatori, "in attesa di essere congiunto al nuovo centro visite di Borgo Rivola, che contiamo di inaugurare nella prima metà di ottobre", ha evidenziato il presidente dell’Ente Parchi per la Biodiversità in Romagna Antonio Venturi. All’interno del centro, lungo le sei stanze dedicate agli aspetti geologici, culturali e ambientali della Vena del Gesso, spiccano in particolare le ricostruzioni di un ambiente carsico e quelle in due dimensione della grotta del re Tiberio e quella in 3D della grotta della Tanaccia, realizzati con la collaborazione di geologi, biologi e geografi di varie università. "La ventina di posti letto che saranno presto disponibili nell’ostello sono un tassello importante nella vita di questo parco: un punto sosta essenziale per tutti corrono che vogliono percorrere l’intera Vena del Gesso da Tossignano fino al rifugio Carnè". La grotta è lunga circa 7 chilometri e l’etimologia del nome è incerta.
A condurre il primo gruppo di visitatori nella grotta c’erano gli speleologi della Nottola, associazione che gestirà il centro visite, insieme al direttore dell’Ente Parchi Romagna Nevio Agostini e al presidente della Federazione speleologica regionale Massimo Ercolani – qui in un momento di tregua armata nella battaglia che gli speleo stanno combattendo per preservare Monte Tondo (ma anche le grotte laterali del sistema di Re Tiberio) dall’espandersi della cava della multinazionale francese Saint-Gobain, sulla quale molti enti, in primis la Provincia, l’Ente Parchi e in parte anche la Regione, devono ancora pronunciarsi. Benché gran parte dei presenti fosse già entrata dentro la grotta, le sue pareti non hanno mancato di attirare l’attenzione sulle sue molte peculiarità, a partire dal gocciolio dell’acqua convogliata qui da un altro punto del sistema carsico, il cui stillicidio, nonostante la siccità, è riuscito a tenere in vita il piccolo ma florido cespuglio di capelvenere che sorge all’ingresso della grotta. Non hanno mancato di suscitare curiosità, pochi metri più in là, le tracce di antiche sepolture conservate nel gesso, così come le tracce lasciate dalle colonie di chirotteri (pipistrelli) che popolano quest’ambiente.
È senz’altro la camera centrale della grotta quella che più ha suscitato stupore, a partire dal suo soffitto lineare – "quello altro non è che il fondo di uno dei sedici strati di gesso che compongono la Vena", hanno spiegato le speleologhe Veronica Chiarini e Federica Budini – fino alle sue pareti erose non dall’acqua ma dall’aria carica di umidità, e al suolo dove si sono accumulati strati su strati di materiali lasciati qui da migliaia di generazioni di chirotteri. Le visite guidate alla grotta ripartiranno già a partire da domani.
Filippo Donati