REDAZIONE RAVENNA

Reggi, a Parigi accanto agli atleti: "L’arrampicata è piena di valori"

Per decenni professore di educazione motoria, è alle Olimpiadi come direttore tecnico della nazionale

Per decenni professore di educazione motoria, è alle Olimpiadi come direttore tecnico della nazionale

Per decenni professore di educazione motoria, è alle Olimpiadi come direttore tecnico della nazionale

C’era un po’ di Faenza nella 33esima edizione dei Giochi Olimpici di Parigi che si concluderanno domenica. Aldo Reggi è infatti da anni impegnato in città nell’ambito didattico come professore di educazione motoria alle scuole medie, e altrettanti vissuti nell’ambito sportivo. Una carriera, quella sportiva, iniziata alla guida di formazioni giovanili e senior di pallacanestro, anche in serie A con il Club Atletico, e proseguita negli ultimi 20 anni come istruttore di arrampicata sportiva, disciplina che lo vede tutt’ora impegnato nella società sportiva scolastica Carchidio-Strocchi, nel comitato federale regionale di cui è presidente, e in nazionale di cui è responsabile tecnico per la specialità velocità. In questi giorni è alle Olimpiadi di Parigi come direttore tecnico della nazionale per l’arrampicata sportiva Speed. Poche ore dopo l’ultima gara che ha visto impegnata la delegazione azzurra di arrampicata, con Matteo Zurloni classificatosi al sesto posto assoluto e una finalissima sfumata per due millesimi di secondo, il professor Reggi dai giardini di Versailles tira le somme non solo dell’esperienza olimpica, ma anche di quella scolastica, visto il recente pensionamento.

Si concludono le Olimpiadi e lei si congeda dalla scuola. Si chiude un capitolo. Le mancherà insegnare?

"Sono stati anni eccezionali, a fianco di colleghi stupendi. Insegnare è stata la mia grande passione e la mia vita. Se ci penso mi commuovo".

Negli ultimi anni si è diviso tra gli impegni scolastici e quelli sportivi. Com’è stato alternare le lezioni alle trasferte dall’altra parte del mondo?

"Devo ancora recuperare il sonno dei fusi orari (ride, ndr). Soprattutto questi ultimi due anni sono stati impegnativi tra le qualificazioni in Asia, poi a Budapest, poi la Coppa del Mondo in Francia. Devo ringraziare mia moglie che a casa mi ha visto poco in questi anni, e anche la dirigente scolastica che mi ha dato la possibilità di mantenere gli impegni. Sono stati anni ricchi di soddisfazioni".

E poi i Giochi Olimpici , un bilancio personale?

"Il coronamento di un sogno. Chiunque fa sport sogna di partecipare alle Olimpiadi. Per la federazione di arrampicata è stata la seconda volta dopo Tokyo. Stavolta però ci hanno separato due millesimi di secondo dalla medaglia. È mancata quindi la ciliegina sulla torta, ma è comunque un sesto posto importante quello di Matteo Zurloni, che è ancora giovanissimo".

La visibilità olimpica potrà essere d’aiuto nello sviluppo della disciplina?

"Lo spero. Si tratta di uno sport che in passato era legato alla montagna, ma ora sta prendendo una quotazione a sé stante. I numeri dei praticanti negli anni sono raddoppiati, da Tokyo oggi sono circa 100mila in Italia e c’è gente che pratica solo in palestra".

Vale anche per la Romagna? "Sì, parliamo di almeno 12mila iscritti, e c’è una società sportiva in ogni città. A Faenza la Carchidio Strocchi è legata al Cai, siamo punto di riferimento per tutti gli arrampicatori".

Come si passa dalla pallacanestro alle Olimpiadi nella disciplina dell’arrampicata?

"Ho allenato per trent’anni la pallacanestro, e non avevo più stimoli. Anche perchè avendo il mio lavoro non ho mai allenato per soldi, ma per passione. L’arrampicata l’ho scoperta per caso quando alle Carchidio ho trovato una parete. Mi sono interessato e ho scoperto uno sport puro che mi ha coinvolto ed entusiasmato perchè pieno di valori olimpici. Ho partecipato a un corso col Cai perché quando insegno mi piace sapere di cosa sto parlando. Ai ragazzi poi piaceva praticare l’attività e così con il preside Toschi nel 2005 abbiamo deciso di fondare una società sportiva scolastica. Abbiamo inaugurato i corsi per adulti e reinvestito gli introiti per migliorare la palestra scolastica. È nato tutto da lì".

Cosa porterà con sé di queste olimpiadi?

"Un grande entusiasmo che ripaga delle fatiche e delle privazioni nel corso degli anni. Più in generale devo dire che al di là dei problemi della Senna, è stata davvero una olimpiade sostenibile. Devo poi spezzare una lancia per il villaggio olimpico: non è vero che si mangia male".

Ora cosa c’è nel suo futuro?

"Parto con la seconda giovinezza. Ho dato la mia disponibilità alla federazione a tempo pieno, e continuerò a seguire la società di Faenza che però potrà contare anche sull’apporto di giovani. L’importante d’altronde non è quello che si fa ma quello che si lascia".

Damiano Ventura