Una bocciatura alle medie è già di per sé fatto raro. Figurarsi durante il covid19, anche se proprio i provvedimenti ministeriali vergati in occasione della pandemia, alla fine gli avevano offerto un paracadute. Di fatto il giovane protagonista di questa storia, era incappato in un giudizio finale gravemente insufficiente proprio durante quel singolare anno scolastico (il 2019-2020) segnato dalla indimenticabile dad, la didattica a distanza. Che significava tutti a casa a seguire le lezioni dei prof davanti al computer.
Il nostro però - almeno secondo i suoi insegnanti - aveva tenuto un "comportamento reiterato" di "rifiuto sistematico della dad". In altri momenti storici sarebbe insomma stato bocciato. Il ricorso davanti al Tar di Bologna dei suoi genitori era arrivato a estate inoltrata. Però, dopo quel primo atto datato 5 agosto 2020, i due sembrano avere perso ogni interesse verso la questione tanto da non avere più depositato nulla davanti ai giudici nonostante avvisi, solleciti e perfino comunicazioni di cortesia. E così la corte bolognese, presieduta dal giudice Paolo Carpentieri, attraverso sentenza depositata nei giorni scorsi ha dichiarato il ricorso "improcedibile per sopravvenuta carenza d’interesse", compensando però le spese di lite.
Da parte sua la scuola - un istituto ravennate - si era invece presentata in aula fino all’ultimo ripetendo quello che aveva sempre sostenuto: i suoi prof avevano ragione: quel ragazzino era del tutto insufficiente anche se "verrà ammesso alla classe successiva in seguito all’ordinanza ministeriale del 16 maggio 2020", quella in tema appunto di valutazione nella scuola secondaria in tempi di pandemia e dad. Il consiglio di classe era stato chiaro: "L’alunno, non avendo partecipato, se non in modo estremamente sporadico, alla dad, presenta numerose lacune nella maggior parte delle discipline". La ragione? "Aveva svolto i compiti in modo episodico senza rispettare le scadenze, interropendo la comunicazione, spesso in modo scorretto, sia con i docenti che con i compagni". Per i prof insomma, al netto dell’ordinanza ministeriale, sarebbe stato un caso da bocciatura per via di una "totale mancanza di serietà e di maturità di cui la famiglia è stata costantemente informata".
Un contestato rifiuto di regole e dad davanti al quale i genitori nel loro ricorso avevano fatto presente che non si era affatto tenuto conto del profitto, ritenuto buono, ottenuto dallo studente nel primo quadrimestre, cioè prima della pandemia. I due avevano anche sottolineato di avere più figli, tutti impegnati a scuola nello stesso momento: gestirli in dad era cioè difficile, senza contare poi i problemi con il wi-fi di casa. Avevano inoltre lamentato una "scarsa disponibilità da parte degli insegnanti a venire incontro alla esigenze" della famiglia. Dopotutto la dad era pensata per "favorire la massima collaborazione tra docenti e famiglie".
L’istituto aveva continuato a supportare i propri insegnanti costituendosi in giudizio con apposita memoria di inizio settembre 2020. Intanto la richiesta di sospensione cautelare del documento di valutazione dello studente, era stata bocciata sia dal giudice monocratico che in collegio perché "la documentazione depositata, sembra confermare le correttezza delle valutazioni espresse". Da quel momento "più nulla era pervenuto, nonostante la comunicazione di cortesia della segreteria". Carenza d’interesse insomma: causa chiusa per sempre, così come si spera pure per la dad.
Andrea Colombari