Razzismo e istigazione a delinquere. Indagato studente ravennate. La Digos è arrivata a casa sua

È minorenne: gli sono stati trovati simboli, bandiere e libri di collocazione esplicita. Il suo nome figurava nella chat ’Seconda generazione Skinhead’ di un neonazista 16enne arrestato a Milano.

Razzismo e istigazione a delinquere. Indagato studente ravennate. La Digos è arrivata a casa sua

Sequestrato dalla polizia materiale agli indagati in tutta Italia. Sono dodici le persone denunciate

L’indagine era partita a Milano dal comportamento di un giovane neonazista. Ovvero un 16enne di origini ucraine arrestato dagli agenti della Digos meneghina il 19 marzo scorso per quattro aggressioni avvenute nella notte tra il 28 e il 29 febbraio tra le fermate della linea verde Cimiano e Crescenzago. E per lo scasso di auto. Nel suo cellulare era stata poi trovata una chat che ha ora inguaiato diversi ragazzi sparsi per lo Stivale. Tra questi figura anche uno studente minorenne dell’hinterland ravennate. Gli agenti della Digos di Ravenna sono andati a casa sua mercoledì mattina e, alla presenza dell’avvocato del giovane, hanno trovato materiale che, letto in chiave probatoria, colloca il ragazzo in un contesto di estrema destra. Vedi alcuni libri, bandiere e simboli.

L’esito della perquisizione è stato condiviso con gli inquirenti milanesi i quali dovranno ora decidere il da farsi. Al giovane ravennate non vengono comunque contestate le azioni attribuite al coetaneo ucraino. Quest’ultimo, secondo l’accusa, aggrediva extracomunitari sulla metropolitana M2 di Milano: e, prima di agire, mostrava fiero la svastica tatuata sul petto e urlava ai malcapitati: "I fascisti sono tornati". E poi giù botte, soprattutto calci e pugni. A casa la polizia gli ha trovato tutto l’armamentario dell’estrema destra suprematista: un machete con la scritta ‘white power’, un coltello, uno striscione con la scritta ‘Duce’ e una copia del libro ’Mein Kampf’ di Adolf Hitler. Da questo arresto, gli inquirenti avevano deciso di ampliare le indagini in tutta Italia per capire se si trattasse di un soggetto isolato o meno. E avevano monitorato i social e le chat del minore finito all’istituto ’Beccaria’.

E così era emersa l’esistenza di una rete composta per lo più da minorenni i quali, attraverso chat di messaggistica istantanea, incitavano alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici o religiosi. Dodici persone - dieci minorenni tra cui lo studente ravennate e due maggiorenni - sono state perquisite su tutto il territorio nazionale: contestualmente sono state sequestrate repliche di armi lunghe e pistole anche prive del tappo rosso. E poi mazze, tirapugni, coltelli, un machete, diverse bandiere e simboli riferibili al neofascismo, al nazismo e al suprematismo. I perquisiti, oltre in quella di Ravenna, sono residenti in diverse province italiane: Torino, Roma, Firenze, Venezia, Novara e Biella. In particolare le perquisizioni sono state eseguite dalla polizia su delega della procura dei minorenni e del tribunale ordinario di Milano. I dodici risultano tutti indagati per propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa, reato descritto dall’articolo 604 bis del codice penale.

A questo punto gli agenti della Digos milanese analizzeranno con cura il materiale informatico sequestrato ai giovani che si scambiavano messaggi sulle chat. La rete dei suprematisti potrebbe essere ancora più ampia di quanto finora emerso.