ANDREA COLOMBARI
Cronaca

Rapina Cervia, invalido in carrozzina derubato del Rolex

L’uomo è stato agganciato sul lungomare Deledda a Cervia. La denuncia è stata presentata ai carabinieri

Sull’episodio indagano i carabinieri della Compagnia di Cervia-Milano Marittima

Cervia, 31 ottobre 2019 - Quella donna probabilmente lo stava aspettando lungo il tragitto dopo averlo forse pedinato nei giorni scorsi. Poi si è avvicinata a lui e ha provato ad attaccare bottone accampando una scusa banale. Ma quando l’uomo ha fatto per andarsene, lei gli ha afferrato il braccio e, dopo breve colluttazione, gli ha strappato il prezioso orologio dal polso, un Rolex Submariner del valore stimato tra i 6 e i 10 mila euro, per infine deleguarsi in auto assieme a un complice. Un furto trasformatosi in rapina impropria, quello messo a segno nella tarda mattinata di martedì sul lungomare Deledda a Cervia, particolarmente odioso se si pensa che la persona presa di mira, è un invalido civile il quale per muoversi deve usare una sedia a rotelle elettrica. «Tutto è accaduto verso le 11 – ha raccontato il figlio dell’uomo – quando mio padre, appena uscito di casa, è stato avvicinato da una donna». Secondo quanto fissato pure nella denuncia presentata subito dopo ai carabinieri della locale Compagnia, si trattava di una donna «alta circa un metro e 60, un po’ sciupata, castana, di età sui 30 - 35 anni e dall’accento dell’est Europa».

La donna ha agganciato l’uomo dicendogli che era senza lavoro, che ne stava cercando uno e di conseguenza chiedendo un aiuto economico. «Mio padre le ha allora fatto presente che è invalido civile e che non poteva aiutarla. Poi ha fatto per andarsene ma lei gli ha afferrato il braccio: lui allora ha provato invano a divincolarsi».

Insomma, una breve colluttazione tra i due c’è stata; quindi la donna «è salita in fretta su una Golf grigia» guidata da un complice, «supponiamo un uomo», ed è sparita. «Si tratta di una serie 5: mio padre ha riconosciuto il modello esatto perché ce l’avevo uguale pure io, però nera». L’uomo è inoltre riuscito «ad annotare tre numeri della targa prima che i due fuggissero» con il Rolex: un orologio che «mio padre aveva comperato nel 1989 e al quale teneva molto. Era insomma un ricordo» e per questo «lo indossava sempre» anche se «io gli avevo sconsigliato di farlo». Ma è proprio sulla posizione del Rolex che sono sorti dubbi circa un possibile pedinamento nei giorni precedenti al colpo: «Mio padre mi ha spiegato che in quel momento lo aveva al polso ma sotto a un abbondante maglione. Insomma, non si vedeva dall’esterno» mentre chi ha agito, sembra averlo fatto a botta sicura. Tanto che la donna «sembra avere atteso mio padre proprio in quel punto: forse lo avevano seguito nei giorni precedenti dato che lui sempre va a prendere il caffè in viale Roma e poi rincasa passando per il lungomare, e lì se l’è ritrovata...». Per l’uomo, si tratta della prima esperienza di questo tipo, anche se «sul giornale di fatti analoghi ne abbiamo già letti». L’intenzione del figlio è proprio questa: rendere noto l’accaduto affinché le persone, leggendo il giornale, magari siano preparate di fronte a situazioni analoghe. «In mano ora abbiamo la descrizione della donna oltre a tre numeri di targa e al modello della vettura – ha concluso il giovane – e se ci fossero anche immagini delle telecamere di videosorveglianza, sarebbe fantastico». La tecnica usata, risulta essere ampiamente collaudata sull’intero territorio ravennate. Gli elementi sono analoghi: una donna, di solito dai modi gentili, si avvicina al malcapitato. Poi, con la scusa di chiedere una informazione, ha modo di avere un contatto con lui, vedi stretta di mano o velleitario abbraccio di ringraziamento. Ed è a quel punto che si consuma il furto del Rolex; infine un complice su un’auto, la carica e si dilegua. Questo tipo di colpi è appannaggio di solito di persone dell’est europeo; in altre occasioni le indagini hanno appurato che erano invece batterie di soli uomini giunte apposta dal Napoletano a entrare in azione, ma la tecnica era diversa e la fuga era quasi sempre in scooter.