Raid punivo, avvocato in carcere. Condanna definitiva per due

Ma per la difesa Domenico Serafino è innocente: "Ricorreremo fino alla corte di Strasburgo"

Raid punivo, avvocato in carcere. Condanna definitiva per due

Raid punivo, avvocato in carcere. Condanna definitiva per due

Un processo che in Cassazione ci è arrivato per ben tre volte a causa di vizi di forma. Nell’ultima, di giovedì scorso, i giudici hanno deciso di rigettare i ricorsi delle difese facendo così diventare definitive le condanne per entrambi gli imputati i quali di conseguenza sono finiti in carcere per espiare la pena residua. Si tratta dell’avvocato penalista ravennate Domenico Serafino (è difeso dai colleghi Carlo Benini e Oreste Romeo). E del ravennate Roberto Piano (avvocato Federica Montanari).

Secondo quanto ricostruito all’epoca dai carabinieri, i due, insieme a Pierluigi Barbieri, killer reo confesso e condannato all’ergastolo in via definitiva per l’omicidio della 46enne faentina Ilenia Fabbri avvenuto il 6 febbraio 2021, e a Daniele Vito Burini, poi deceduto, il 17 febbraio 2020 parteciparono a una spedizione punitiva a casa di un disabile 52enne di Predappio colpevole di essersi tirato indietro dopo avere dato la sua disponibilità a fare da autista da Venezia a Ravenna per il trasporto di un carico rubato. La vittima aveva rimediato ferite guaribili in 15 giorni; i quattro erano stati arrestati il 6 aprile 2020. Il 9 dicembre dello stesso anno l’avvocato Serafino, Piano e Burini erano condannati in primo grado a 3 anni e 4 mesi; al disabile era stato riconosciuto un risarcimento di 9 mila euro. Il 20 gennaio 2022 Pierluigi Barbieri era stato condannato a 5 anni e 4 mesi (la sua condanna è già passata in giudicato). In quanto alle altre condanne, erano tornate indietro dalla Cassazione per approdare a un appello-bis e ter prima della definitiva decisione. Sul punto, l’avvocato Benini ha precisato che, così come la difesa, pure il procuratore generale aveva chiesto l’improcedibilità perché sono ormai trascorsi i termini. "Aspetto le motivazioni - ha aggiunto -: questa è una vicenda che va valutata per ricorso Cedu", la Corte europea dei diritti dell’uomo. E "se anche Strasburgo dovesse darmi torto, allora mi rassegnerò". Tuttavia "pure nel merito sono convinto della bontà delle mie tesi: quindi dell’innocenza del collega Serafino".

Secondo la procura forlivese, in tre erano saliti nell’abitazione del disabile, lo avevano colpito con calci e pugni usando pure un manganello. Uno gli avrebbe infine mostrato il calcio di una pistola. Rovistando nel portafogli, sarebbero riusciti a mettere le mani su circa 300 euro per poi raggiungere fuori l’avvocato ravennate e accompagnare il 52enne allo sportello bancomat dietro casa a prelevare la quota per totalizzare 500 euro. Serafino già a suo tempo nell’interrogatorio di garanzia aveva negato sostenendo di non essere stato a conoscenza delle possibili intenzioni dei tre.

Aveva aggiunto di avere conosciuto il 52enne qualche mese prima e, per venire incontro alle sue difficoltà economiche, di averlo messo in contatto con i due soci di un capannone a Mezzano, Burini e Piano, che si occupano della lavorazione del ferro. Da ultimo avrebbe accettato di accompagnarli solo per fare da paciere.