
Il blitz che fecero i carabinieri nel 2022 all’obitorio di Lugo (foto Zani)
Ravenna, 22 febbraio 2025 – Si è aperta ieri mattina in tribunale a Ravenna l’udienza preliminare relativa al caso del racket del caro estinto. Sono 51 i soggetti finiti nei guai: 35 persone fisiche e 16 persone giuridiche, ovvero le agenzie di pompe funebri. Tra le persone fisiche finite davanti al gup Corrado Schiaretti e al procuratore capo Daniele Barberini, ci sono titolari delle imprese funebri, ma anche cinque dipendenti dell’Ausl Romagna che erano addetti agli obitori di Faenza e Lugo. L’accusa è quella di avere creato un’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione per accaparrarsi i funerali di pazienti defunti.
Ieri mattina il giudice Schiaretti ha ammesso la costituzione di parte civile dell’Ausl Romagna in ragione del coinvolgimento di dipendenti infedeli, uno dei quali era anche finito in carcere mentre gli altri agli arresti domiciliari, e l’agenzia funebre faentina Zama che non partecipò al business e che con una denuncia diede avvio alle indagini sul caso, in quanto può ritenersi potenzialmente persona danneggiata dal reato.
Secondo le indagini della Procura, svolte tra gennaio e maggio 2020, esisteva un sodalizio tra alcuni addetti alle camere mortuarie e diverse imprese funebri. In particolare i primi, in cambio di denaro da parte delle seconde, per l’accusa avevano fornito servizi che esulavano dai loro compiti: vedi la preparazione e la vestizione delle salme usando peraltro mezzi del servizio sanitario nazionale. Inoltre, gli stessi segnalavano alle pompe funebri amiche le cosiddette salme libere, cioè per le quali i parenti non avevano ancora dato indicazioni.
Erano sempre loro che si adoperavano per assegnare le camere ardenti migliori a loro vantaggio. E che facilitavano o meno gli ingressi in obitorio, assumendo atteggiamenti, definiti dagli inquirenti, di ostruzione verso quelle pompe funebri che non facevano parte della contestata associazione. Con questo sistema le imprese avrebbero risparmiato sui costi un buon 50-70%: per la vestizione dei defunti pagavano tra 30 e 60 euro invece di 120-140 euro. L’indagine aveva preso le mosse dalla segnalazione del titolare dell’impresa funebre Zama, il quale aveva capito che qualcosa non tornava. Vale a dire che addetti alla camera mortuaria acconsentivano a svolgere, dietro pagamento, le attività di vestizione e tanatocosmesi delle salme in luogo delle ditte.
Ieri mattina davanti al giudice Schiaretti, dopo l’ammissione della costituzione di parte civile di Ausl Romagna e agenzia funebre Zama, i legali dei titolari e dipendenti delle imprese funebri e di quelli dell’Ausl Romagna finiti nei guai, hanno palesato per la maggior parte l’intenzione di fare richiesta di patteggiamento, altri vogliono optare invece per riti abbreviati. La discussione, secondo l’intenzione espressa dal giudice Schiaretti, verrà effettuata a metà aprile quando è prevista la prossima udienza.